Lunedì 29 Aprile 2024

Il 38% degli europei soffre di disturbi mentali: allarme pandemia

E la vecchia ipocondria sta diventando 'cybercondria'

Cervello (Olycom)

Cervello (Olycom)

30 marzo 2015 – Quasi 4 europei su 10 soffrono di disturbi mentali. Si tratta, all'incirca, di 165 milioni di persone, di cui 17 milioni in Italia. Una pandemia, praticamente. La tendenza è in crescita: entro il 2030, avvertono gli esperti, le patologie psichiatriche saranno le malattie più frequenti a livello mondiale.  Questi dati, scioccanti, sono al centro del 23esimo congresso dell'Epa, l'Associazione europea di psichiatria, in corso a Vienna proprio in questi giorni. Dall'ansia alla depressione, passando per demenza e dipendenza da alcol e droghe: la percentuale esatta e aggiornata degli abitanti del Vecchio continente affetta da questi disturbi sarebbe del 38,2%.  Dei malati, appena uno su 3 riceve farmaci o altre terapie. Per 2 su 3 nessuna cura. A subire di più le conseguenze del disagio sono le donne, su alcuni disturbi (soprattutto ansia, depressione e alcolismo) ha un peso significativo la crisi economica.

Fra le malattie mentali, tre vedono un trend in costante crescita:  si tratta della depressione (che interessa circa il 7,2% della popolazione europea), dei disturbi cognitivi come l'Alzheimer (3,5%) e dei disturbi legati all'abuso di alcol (3,4%).

In termini di frequenza, al primo posto ci sono i disturbi d'ansia (14%, 8 milioni solo in Italia), seguiti da insonnia (7%) e depressione maggiore (6,9%, 3.9 milioni da noi), disturbi somatoformi (sintomi fisici che indurrebbero a pensare a una malattia somatica, al 6,3%), disturbo da iperattività e deficit dell'attenzione-Adhd (5% dei giovani), dipendenza da alcol e droghe (4%) e demenza (dall'1% nella fascia 60-65 anni al 30% fra gli 80enni). I disturbi non hanno, chiaramente, la stessa gravità. In crescita ci sono anche i suicidi: 800mila all'anno in tutto il mondo, 4mila nel nostro Paese.

Curiosità: la vecchia ipocondria sta diventando 'cybercondria'. Sono sempre di più, infatti, quelli che si affidano al 'dottor Google' per lanciarsi in pericolose autodiagnosi o ancora peggio all'autocura.