Lunedì 29 Aprile 2024

Esche avvelenate fanno strage di randagi a Montefusco

Lega nazionale per la difesa del cane scrive al sindaco e chiede che sia fatta chiarezza individuando e denunciando i responsabili e mettendo in atto le misure di controllo e prevenzione previste dalla legge

Cani randagi

Cani randagi

Avellino, 20 aprile 2018 - Dopo la strage di randagi determinata dalla presenza di esche avvelenate, Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha scritto una lettera al sindaco di Montefusco, in provincia di Avellino, Carmine Gnerre Musto, invitandolo ad attivare celermente, per quanto è in suo potere e dovere, tutte le misure necessarie a tutela della salute degli animali e delle persone, affinché non si verifichino più episodi tanto gravi. Questo il testo della lettera firmata dalla presidente di LNDC, Piera Rosati:

Ill.mo Sig. Sindaco, scrivo in qualità di Presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane, una delle più antiche e importanti associazioni protezionistiche presenti in Italia, dal 1950 impegnata nella tutela della vita e del benessere degli animali di ogni specie e razza, con oltre 100 sedi locali e migliaia di soci, volontari e sostenitori in tutto il territorio nazionale, oltre a quasi un milione di seguaci sui social network.  La nostra Associazione, a seguito di articoli apparsi sulla stampa e di diverse segnalazioni da parte di cittadini, è venuta a conoscenza di gravi episodi di avvelenamento ai danni di animali avvenuti nel Comune da Lei amministrato.  Esprimendo la nostra profonda indignazione per azioni così riprovevoli di crudeltà gratuita verso gli animali, fenomeno purtroppo non nuovo a Montefusco, Le chiediamo se il Comune è intervenuto come prevede la normativa in vigore, con particolare riferimento all’Ordinanza del Ministero della Salute del 13 giugno 2016, prorogata anche quest’anno, recante “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”. Tale ordinanza vieta a chiunque di utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze tossiche o nocive, compresi vetri, plastiche e metalli o materiale esplodente, ai fini della tutela della salute pubblica, della salvaguardia e dell’incolumità delle persone, degli animali e dell’ambiente (art. 1). Lo spargimento di siffatte sostanze, infatti, rappresenta un rischio non solo per gli animali ma anche per le persone, in particolare i bambini. Inoltre, l’art. 4 della suddetta ordinanza prevede che il Sindaco del Comune in cui si sono verificati gli avvelenamenti dia immediate disposizioni per l’apertura di un’indagine da effettuare in collaborazione con le altre Autorità competenti (comma 1) e provveda entro 48 ore a individuare le modalità di bonifica del luogo interessato, nonché a segnalarlo con apposita cartellonistica e a intensificare i controlli da parte delle Autorità preposte (comma 2). Dunque, lo spargimento di esche e bocconi avvelenati costituisce reato e, in quanto tale, gli autori di suddetti crimini vanno identificati attraverso apposite indagini e assicurati alla giustizia. Mi sembra opportuno ricordarle che il Sindaco è la massima autorità sanitaria nonché il primo responsabile della tutela e del benessere degli animali randagi che stanziano sul proprio territorio. Le norme, in primis la Legge Quadro 281/91, stabiliscono che i Comuni debbano dotarsi di un rifugio dove accogliere gli animali senza proprietario, assicurando altresì il buon trattamento degli stessi. Allo stesso tempo, il numero di randagi colpiti da questo massacro, mostra chiaramente la totale assenza di una seria politica di controllo delle nascite, di identificazione e iscrizione di tutti i cani nell’anagrafe regionale nonché di vigilanza da parte degli Enti preposti.  LNDC provvederà a sporgere le necessarie denunce all’autorità giudiziaria al fine di individuare le responsabilità di tutti gli attori coinvolti in questa scellerata gestione del randagismo.  Confidando in una Sua celere e chiara risposta, nonché nel Suo rispetto della normativa vigente a tutela della salute degli animali e delle persone, La invitiamo ad attivare celermente, per quanto è in suo potere e dovere, tutte le misure necessarie affinché non si verifichino più questi gravissimi episodi. Così conclude la lettera di LNDC.