Mercoledì 24 Aprile 2024

Nibali re del Giro: "Non ci credevo neanche io"

"A Scarponi va fatto un monumento. Ho vinto quando ho iniziato a correre più leggero, senza obblighi" dall'inviato ANGELO COSTA

Giro d'Italia, la festa di Vincenzo Nibali  (Ansa)

Giro d'Italia, la festa di Vincenzo Nibali (Ansa)

Sant’Anna di Vinadio (Cuneo), 29 maggio 2016 - Nibali, il Giro è suo.

«Impressionante. Non ci credevo neanch’io: è stato un grandissimo gioco di squadra, a Scarponi bisognerebbe fare un monumento».

Il segreto di questo incredibile successo? «Non aver paura di vincere né di perdere. Avevo la consapevolezza che in alta quota andavo meglio dei miei avversari, dopo la tappa di venerdì avevo anche più fiducia».

Arriva a Torino in rosa: ha mai pensato che il suo Giro fosse finito? «No, né mi ha mai sfiorato l’idea di tornare a casa. Sapevo che l’ultima settimana era a mio favore, colleghi e amici mi ripetevano di non mollare, perché tutto sarebbe potuto accadere».

E’ accaduto: rivincere è più difficile? «Sì, soprattutto quando parti favorito e hai gli occhi di tutto addosso. Ho cercato di prendere subito la corsa in mano, forse è stato uno sbaglio».

Poi cosa è accaduto? «Ho corso in modo diverso. E ho avuto dalla mia il pubblico: grazie davvero, con me sono stati straordinari anche quelli venuti per la prima volta a vedere il ciclismo».

Quando si è accorto di aver vinto il Giro? «Al traguardo: sentivo lo speaker contare i secondi, poi ho capito che impresa ho fatto».

Chaves ha detto che non è un dramma perdere una corsa. «Ha ragione, siamo persone: si vince e si perde. E’ un ragazzo che sta crescendo, non l’avevo mai affrontato: l’ho battuto correndo più leggero, perché mi sono detto che anche se non ce l’avessi fatta non sarebbe cambiato niente».

Il giorno più brutto? «La cronoscalata all’Alpe di Siusi: è successo di tutto».

Cosa le ha insegnato questo Giro? «A crederci fino alla fine».

La differenza rispetto al primo vinto nel 2013? «Allora presi la maglia rosa nella crono e la difesi anche andando all’attacco. Stavolta è stato più logorante, mi guardavano tutti».

Bello vincere un Giro in questo modo? «E’ diverso. Non mi era mai capitato di correre così, di solito nella terza settimana mi gestivo: qui invece le grandi montagne sono arrivate alla fine e ho dovuto attaccare».

Come colloca questa giornata? «Ne ho avute tante di belle, questa è speciale».

Le armi decisive? «Il morale e la squadra».

Adesso andrà al Tour per preparare il suo secondo grande obiettivo, i Giochi di Rio: ma ha senso che un vincitore di quattro grandi giri faccia il gregario ad Aru? «Ora conta recuperare le energie, poi vediamo in che condizioni arriverò in Francia. Non è facile esser competitivi in due grandi corse a tappe, anche Contador non c’è riuscito. Eppoi c’è Fabio che sta preparando da mesi questo appuntamento: vedrò di dargli un grande supporto, cercheremo di fare un Tour da protagonisti».

dall'inviato ANGELO COSTA