Mercoledì 24 Aprile 2024

Nel segno di Vettel, il cavaliere rosso che ci emoziona

EMOZIONANTE. Ecco la parola giusta per raccontare la seconda vittoria mondiale di Vettel con la Ferrari. Ma l’aggettivo vale soprattutto per lo specialissimo rapporto che lega Sebastian al suo team e al popolo della Rossa. La partenza bruciante dell’Hungaroring, con Hamilton infilato in un corridoio di pochi centimetri, è figlio del grande lavoro dei tecnici, che hanno trasformato in due giorni la Ferrari da modesta comprimaria in macchina vincente. Ma senza il fegato del cavaliere rosso, senza le sue doti di pilota eccelso, quella manovra sarebbe stata impossibile. Una corsa sul filo del rasoio, un tuffo nel brivido: così Seb ha messo fuori gioco le Mercedes, trascinandosi dietro uno scatenato Raikkonen. Una manovra da applausi, un colpo di mano in partenza, che ha messo subito in affanno il team tedesco, spingendo Hamilton a una catena di errori, come gli accade nei giorni di luna nera.

MA È A FINE corsa, nel festoso colloquio via radio con i meccanici, che il pilota tedesco ha confermato il suo spessore di uomo: inneggiando al lavoro dei tecnici, portando la seconda bandiera vittoriosa nel fortino di Maranello e dedicando la vittoria al pilota francese Jules Bianchi, tanto caro alla Ferrari, morto dopo nove mesi di coma. E’ bello che il simbolo della Rossa trionfante (41 vittorie come Senna) sia questo tedesco dal sorriso contagioso e dalla volontà di ferro, un pilota di classe superiore, un uomo che sa toccare le corde dell’emozione. Terzo in classifica con 160 punti, a poco più di 40 dal leader Hamilton, Vettel potrebbe perfino riaprire i grandi giochi del mondiale. Ma non illudiamoci perché l’Hungaroring, fino a quella partenza bruciante, aveva detto che la Ferrari è ancora troppo lontana dai missili tedeschi. Godiamoci la vittoria, i sorrisi, le lacrime di gioia e anche i gongolii di Marchionne, che preprara lo sbarco in Borsa della Ferrari con la migliore premessa: la vittoria. E l’emozione firmata Vettel.