Giovedì 2 Maggio 2024

Veto dei vescovi sulle unioni civili. Maggioranza divisa, Renzi tira dritto

Centristi in agitazione. Il Pd avverte: pronti a votare con Grillo

Family day, manifestazione anti gender (Ansa)

Family day, manifestazione anti gender (Ansa)

Roma, 24 agosto 2015 - LE PAROLE del cardinale Angelo Bagnasco, secondo il quale è «un’omologazione impropria» riconoscere i diritti della famiglia ad altri tipi di relazione, giungono come benzina sul fuoco nel dibattito della maggioranza sulle unioni civili. Area popolare va all’attacco e cerca di far valere la propria influenza sulla maggioranza e dall’opposizione si scatenano (Forza Italia, Lega e Fd’I).

La discussione, però, è apertissima anche nel Pd dove dopo mesi di confronto si contano ancora una trentina di senatori ‘critici’ rispetto al disegno di legge Cirinnà sulle coppie di fatto. Ma la legge, giurano, si farà. Dopo il rinvio estivo quando, a settembre – come assicurano fonti di maggioranza – il ddl approderà a Palazzo Madama la sfida sarà trovare una sintesi tra i dem. Le stesse fonti ribadiscono l’intenzione del premier Matteo Renzi: entro l’anno l’Italia avrà una legge sulle unioni civili. Il nodo si dovrebbe sciogliere dopo la riforma del Senato e prima che s’inizi a discutere la legge di bilancio, quindi, orientativamente ad ottobre. Non è un problema di numeri: se Udc e Ncd si tirano indietro, dicono i renziani, siamo pronti a prendere i voti dei Cinquestelle. Non la manda a dire il leader del Psi e viceministro Riccardo Nencini: «Siamo chiari: è un impegno del governo ribadito con chiarezza da Renzi. I cattolici e le destre si sfilano? E noi la votiamo coi Cinquestelle». Che confermano. Con Alberto Airola: «Intendiamo dare il nostro contributo perché una legge venga emanata».

RESTANO, comunque, due punti su cui si sta lavorando per trovare la quadra tra i democratici: la non sovrapposizione tra unioni civili e matrimonio e l’affidamento e non l’adozione dei figli del partner in caso di coppie dello stesso sesso. A inizio luglio la relatrice del ddl, Monica Cirinnà, senatrice Pd, ha accolto in commissione Giustizia l’inserimento nel testo di una delle richieste degli esponenti di area cattolica del partito: le unioni civili saranno un istituto giuridico ‘originale’ senza alcuna sovrapposizione con il matrimonio. «Il senso dell’emendamento è far chiarezza: matrimonio e unioni civili non possono essere sovrapponibili, altrimenti creiamo solo confusione», spiega il senatore dem Giorgio Pagliari, che ha lavorato con i colleghi Emma Fattorini, Stefano Lepri e Giuseppe Cucca, per l’affermazione del concetto di istituto giuridico originale. Le parole di Bagnasco rischiano di estremizzare le posizioni anche nel Pd? «Nessuno non vuole la regolamentazione delle unioni civili – dice – e se le affermazioni del cardinale escludono un’autonoma disciplina dei diritti delle convivenze e delle affettività allora non le condivido, sono diritti che vanno riconosciuti e disciplinati. Nel partito mi auguro si trovi un’intesa». Per Ivan Scalfarotto, invece, «quanto afferma Bagnasco è sbagliato perché la Corte Costituzionale con un sentenza importante del 2010 ha detto che le coppie omosessuali devono essere protette come coppie e non come diritti dei singoli».

FIDUCIOSO anche il capogruppo dei deputati dem Ettore Rosato: «La maggioranza andrà avanti. Non credo che ci saranno divisioni nel Pd, Renzi è stato chiarissimo, si discuterà e si troverà una sintesi. Ci saranno più problemi e frizioni con la maggioranza, ma arriveremo alla legge entro fine anno». Per il vice segretario Lorenzo Guerini «nel Pd se non ci sono forzature c’è una larghissima convergenza. Basta anche ai dibattiti ideologici che non hanno fatto bene nemmeno alla famiglia visto che non sono state realizzate politiche avanzate». Il centrodestra, da FI alla Lega a Fd’I, ritrova unità nell’opposizione al ddl Cirinnà mentre Carlo Giovanardi (Ap) ribadisce la disponibilità a riconoscere i diritti dei singoli ma non a quelli delle coppie perché il testo di legge «apre la porta a reversibilità, adozioni e alla pratica dell’utero in affitto».