Sabato 18 Maggio 2024
MASSIMO BORDIN
Politica

Un sistema a pezzi

NON C’È solo l’economia a complicare i rapporti del nostro paese con l’Unione Europea. Da un po’ di tempo si vanno intensificando le condanne che il sistema giudiziario italiano si vede comminare dalla Corte di Strasburgo. Non solo la vergognosa situazione delle carceri, per la quale il nostro governo è ancora sotto osservazione, ma anche per alcune sentenze della magistratura. L’ultimo caso è di ieri, riguarda il processo Contrada che ha fatto molto discutere e ha impegnato complessivamente cinque volte tribunale, corte d’appello e Cassazione. Ciò vuol dire che l’imputato è stato a fasi alterne condannato e assolto, infine condannato. È logico che l’altalena di giudizi abbia lasciato parte dell’opinione pubblica perplessa, ma la condanna di Strasburgo riguarda la legittimità del giudizio, non il suo merito. Ecco perché la causa non riguardava l’innocenza o meno di Contrada ma il nostro sistema giudiziario che ne esce comunque colpevole.

LA CORTE EUROPEA ha stabilito che i giudici italiani non avevano il diritto di processare Contrada sulla base di una sentenza di Cassazione del 1994 che configura un reato, il concorso esterno in associazione mafiosa, che all’epoca dei fatti contestatigli non esisteva. Oltre ai giudici anche il parlamento italiano non ne esce bene. Serviva individuare un nuovo reato per colpire meglio la mafia? E non era forse compito del legislatore piuttosto che della Cassazione ? Si poteva discutere l’inserimento del nuovo reato, meglio definito, nel codice penale. Ci hanno provato senza esito due parlamentari di opposto schieramento politico nelle ultime due legislature, prima Giuliano Pisapia e poi Luigi Compagna, bloccato addirittura dal presidente del Senato. Ma questo è comunque un discorso teorico e rivolto al futuro. Intanto Contrada ha già scontato interamente la sua pena, dunque per lui la sentenza di Strasburgo non ha effetti pratici immediati, a parte un modestissimo risarcimento, comunque inadeguato visto che gli si dice che ha avuto la vita rovinata da un processo illegittimo. Potrà comunque tornare a chiedere in Italia la revisione del processo, che però gli era già stata negata. È poi presumibile che altri condannati per concorso esterno presentino ricorsi a Strasburgo. Per esempio Marcello Dell’Utri, attualmente detenuto per fatti antecedenti al 1994.