San Paolo, 23 ottobre - L'accusa è pesante: stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di 18 anni. Robinho è finito in prima pagina sui giornali italiani e sudamericani e non per le sue prestazioni con la maglia del Santos, ma per una presunta violenza sessuale, insieme ad alcuni amici, nei confronti di una connazionale conosciuta nel 2013 a Milano, quando ancora vestiva la maglia del Milan. Indagini in corso, ma intanto la notizia è venuta fuori e in una nota pubblicata sul suo sito, l'attaccante, tramite i suoi legali, replica "alle notizie divulgate in maniera irresponsabile in Italia e riprese, senza verificarne la veridicità, sulla stampa brasiliana".
"Robinho - si legge sul sito del brasiliano - non è in alcun modo coinvolto nella vicenda e sono già state avviate tutte le azioni legali. E' una vicenda deplorevole e che non ha alcun fondamento e che arriva in un momento positivo come professionista, ma anche a livello personale e familiare". E Robinho torna anche su quanto avvenuto nel 2009, quando giocava nel Manchester City e venne prosciolto dalle accuse di un altro presunto stupro. "Una vicenda che viene in maniera opportunistica ricordata oggi, le indagini hanno dimostrato l'innocenza di Robinho e portato alla denuncia della responsabile delle false accuse". L'ex rossonero si dice molto arrabbiato "ma ben supportato dalla famiglia e da Dio". Inoltre "ringrazia tutti coloro che lo sostengono perché conoscono la sua natura e sanno che non potrebbe mai commettere un atto del genere. Ai tifosi del Santos dico che questa vicenda non inciderà sulle mie prestazioni e sulla mia concentrazione".