Giovedì 25 Aprile 2024

Milan, la speranza è Mister Bee. Oggi l'incontro con Berlusconi

Il borker thailandese è a Milano da ieri: vuole chiudere l'acquisto del club, ma il rivale Lee non molla. Intanto lo spogliatoio è nel caos e Inzaghi sembra non avere più in mano la squadra

Filippo Inzaghi (Ansa)

Filippo Inzaghi (Ansa)

Milano, 27 aprile 2015 - Diaboliche coincidenze. Ieri pomeriggio, proprio mentre l’aereo di mister Bee Taechaubol appariva nel cielo ingolfato di Milano, il Diavolo andava radunandosi a Milanello per un ritiro a tempo indeterminato, da qui alla fine del campionato o alla prossima era glaciale. Dipenderà dai risultati e ancora di più dall’atteggiamento, dal rispetto per la maglia rossonera. «Giocherà chi dimostrerà di meritarla» è il dettato societario. Poiché, in questa morta stagione, tutto è perduto e anche l’onore milanista non sta messo bene.

Senza più obiettivi agonistici, diventa dunque prioritario per il Milan degli alluci chiudere bene il sepolcro di un’annata tra le più disastrate della storia rossonera. A cominciare mercoledì sera a San Siro, col Genoa. Sabato sera Pippo Inzaghi e la squadra, dalle alogene al torpedone degli sconfitti, di ritorno da Udine, non se le erano mandate a dire. «I giocatori devono vergognarsi – aveva sbottato Inzaghi su Sky – siamo il Milan e non possiamo fare figuracce così. In partita ne avrei cambiati dieci su undici».

Così si è passati dal monologo pippiano in tv a un confronto a toni alti tra i sedili del pullman, col tecnico ad accusare la squadra di colpevole lassismo e la squadra a replicare con ispide argomentazioni. Dopo una notte di triboli, ieri mattina è anche arrivata la smentita: nessun giocatore avrebbe apostrofato Inzaghi con un «e tu non sei da Milan». Ma la sostanza non cambia, e per capirlo basta l’acume di un àcaro: dicono che Silvio Berlusconi, dopo aver seguito Udinese-Milan alla tivù, sia stato lì lì per esonerare Pippo senza anestesia, salvo poi ripensarci: la fine di quest’anno tormentatissimo non è così lontana e poi, in tempo di trattative epocali per la cessione del Milan, è meglio tenere bocce e panche ferme. Ben altri sono i problemi del povero Diavolo, a cominciare dai 92 milioni di rosso (eh, senza l’Europa gli introiti sono inferiori) che dovranno comunque essere ripianati.   Con l'arrivo di Mister Bee a Milano si dovrebbe vivaddio aprire una fase di più stringente trattativa. E se ieri il broker thailandese (che in realtà rappresenta una cordata all’80 per cento cinese e araba al rimanente) è rimasto a farsi selfie da solo o in compagnia davanti al Duomo, oggi dovrebbe incontrarsi con Silvio, che ha però la scaletta piena di impegni politici. Ma il Grande Capo non sarebbe più così convinto di mollare baracca e burattini a Mister Bee, che tra l’altro avrebbe abbassato l’offerta dal miliardone originale: 500 milioni ed estinzione dei debiti. Dovremmo comunque conoscere, nelle prossime ore – e con qualche si dice in meno – le intezioni e le carte in mano a Taechaubol. Particolare non secondario: se Berlusconi dovesse dire no a Mister Bee, non ci sarebbe penale per la Finivest, ma il pagamento della diligence comunque di svariati milioni, chiamiamolo un rimborso per le spese sostenute da Taechaubol in termini di studi, valutazioni, viaggi, selfie davanti al Duono e sms a Fabio Cannavaro e a Marcello Lippi. Intanto, più sottotraccia, la cordata di Mister Lee (tutta cinese e orientata all’acquisto graduale di quote) sembra avere guadagnato terreno anche se resta per ora e ancora, un mistero di scatole, appunto, cinesi. Il derby asiatico fa comunque bene al Milan.