Mercoledì 24 Aprile 2024

Ecco il Tavecchio che avanza

Firenze, 29 luglio 2014 - A proposito di banane, e del Tavecchio che avanza, la vera buccia sulla strada del calcio italiano, come se non ce ne fossero in abbondanza, è diventato proprio lui, l’aspirante presidente, il moderno settantunenne che con la sua grossolana gaffe a sfondo razzista ha provocato la giusta reazione della Fifa e alla commissione sport dell’Unione Europea. Ancora prima di cominciare, Tavecchio si è già trasformato in un caso internazionale. Allegria.

Una domanda, intanto: se non viene fatta marcia indietro su Tavecchio, con quale credibilità il giudice sportivo potrà squalificare le curve per cori razzisti o di discriminazione territoriale? Non sarà il caso di chiederselo? In un paese normale, già i precedenti penali avrebbero dovuto escludere Tavecchio dalla corsa alla presidenza, ma forse è pretendere troppo. Questione sollevata, alla Camera, nel 2010 dal deputato Pdl Amedeo Laboccetta, con l’interrogazione 4/09070 in cui venivano elencate le condanne del presidente della Lega dilettanti, per falsità sui titoli di credito, abuso d’ufficio, evasione di imposta. Cinque sentenze in tutto, per un anno, tre mesi e 21 giorni di reclusione, scriveva Laboccetta, quando secondo l’articolo 29 dello statuto Figc, chiunque abbia riportato condanne superiori a un anno è ineleggibile.

Tavecchio ha sempre replicato che quell’interrogazione non è mai andata a protocollo e che fu ritirata. Con la stessa energia, il reggente «in pectore» del calcio ha replicato a suo tempo alla trasmissione «Report», che nel 2011 aveva condotto un’inchiesta sui meccanismi di omologazione dei campi in sintetico, introdotti dallo stesso Tavecchio. È specializzato nell’evitare le bucce di banana, il grintoso settantunenne. Con uno stile e un’arte da democristiano doc. Del resto Tavecchio, nato a Ponte di Lambro, diplomato in ragioneria, dirigente di banca, è diventato sindaco vecchia Dc del suo comune nel ’76, a 33 anni, conservando la carica per 4 mandati consecutivi, fino al ’95. La scoperta del calcio come dirigente, lui interista, nel ’74, con la Polisportiva Ponte Lambro, come base di partenza della scalata alla presidenza della Lega dilettanti, culminata nel 29 maggio del 1999. E da lì non si è più schiodato, fino a diventare nel 2009 anche vice presidente vicario della Federazione. Il suo vanto sono il milione e 300 mila tesserati, i 700 milioni di fatturato, i 2.000 impianti realizzati dal 2001, con la Lega dilettanti diventata uno dei motori economici del calcio. Coraggio, è questo il nuovo che avanza. Visti i tempi, il pedigree, come lo ha chiamato lui, e la compagnia dei suoi grandi elettori che non vuole rinunciare al potere, perché al solito tutto cambi per non cambiare niente, non resta che sognare un presidente straniero, per salvare il calcio italiano.