Lunedì 6 Maggio 2024

A Doha come a Richmond, il campione del Mondo è ancora Peter Sagan

Clamorosa doppietta del fuoriclasse slovacco, che a Doha si è laureato campione del Mondo per il secondo anno consecutivo al termine di una corsa tiratissima sin dai primi chilometri. Battuti gli ex iridati Cavendish e Boonen. Buon quinto posto per Giacomo Nizzolo.

La volata vincente di Peter Sagan (Graham Watson)

La volata vincente di Peter Sagan (Graham Watson)

Doha (Qatar), 16 ottobre 2016 – Il ciclismo è quello sport in cui partono in duecento e alla fine vince sempre Sagan. Parafrasando il celeberrimo aforisma di Gary Lineker, potremmo descrivere così, senza aggiungere altro, l’imbarazzante superiorità del fenomeno slovacco, che sul traguardo di Doha, al termine di una gara molto più dura e spettacolare di quanto in molti (noi compresi) si aspettassero, ha doppiato il successo conquistato dodici mesi fa a Richmond, entrando così nella ristretta cerchia di corridori capaci di vincere due titoli mondiali consecutivi. Dopo i belgi Rick Van Steenberger (1956-57) e Rik Van Looy (1960-61) e gli italiani Gianni Bugno (1991-92) e Paolo Bettini (2006-07), il fuoriclasse slovacco è infatti il quinto corridore capace di indossare per due anni consecutivi la maglia iridata. Il tutto a suggello di una stagione strepitosa, fatta di quattordici successi tra i quali meritano menzione (oltre al Mondiale) il Giro delle Fiandre (prima monumento vinta in carriera dal campione di Zilina), le tre tappe (e la quinta maglia verde) al Tour de France e il titolo di campione europeo del mese scorso a Plumelec. Ora possiamo dirlo senza timore di smentite: quello che abbiamo di fronte è uno dei corridori più forti della storia del ciclismo. Semplicemente impressionante la superiorità con cui Sagan ha sbaragliato la concorrenza (e che concorrenza!) nella volata decisiva. Eh sì, perchè volata doveva essere e volata è stata, anche se a disputarla non sono stati più di una quindicina di uomini, sopravvissuti al terribile tratto in linea nel deserto qatarino. È stato qui, all’inizio della via di ritorno verso Doha, che Gran Bretagna prima e Belgio poi hanno letteralmente sbriciolato il gruppo dei migliori. Il forte vento laterale e le strade strette hanno offerto il terreno perfetto per la formazione dei tanto temuti ventagli; ventagli che, uniti al grande caldo, hanno permesso alle squadre di Cavendish e Boonen di produrre la tanto sperata selezione e di tagliare definitivamente fuori dai giochi alcune delle Nazionali più attese, Germania e Francia su tutte. Non l’Italia, brava a inserire ben quattro uomini – Viviani, Guarnieri e Bennati, oltre al capitano designato Giacomo Nizzolo – nel gruppo di testa, in cui solo i belgi potevano vantare una più folta rappresentanza. E proprio i belgi si sono presi sulle spalle il peso della corsa, vanificando nei 150 km che ancora mancavano all’arrivo il disperato tentativo di rimonta di chi aveva perso il treno buono. Di attacchi, anche quando ormai gli inseguitori avevano alzato bandiera bianca, non ce ne sono stati, fatta eccezione per quello portato dall’olandese Tom Leezer a 2500 metri dalla conclusione. Per un attimo, il corridore neerlandese ha dato l’impressione di poter centrare un clamoroso upset, ma è stato ancora il Belgio, nello specifico con Roelandts, a chiudere il distacco e a consegnare l’ultimo chilometro nelle mani dei velocisti. L’Italia ha fatto quello che poteva e doveva fare: con Bennati e Viviani letteralmente esausti e già fuori dalla contesa, è toccato a Jacopo Guarnieri il compito di scortare Giacomo Nizzolo in prima posizione agli ultimi 200 metri. Al velocista brianzolo, però, sono mancate le gambe per resistere al ritorno degli avversari. E che avversari!, come dicevamo prima: il pur bravo Nizzolo, infatti, è stato sconfitto da tre mostri sacri del ciclismo mondiale: dietro al fenomeno Sagan, bravo e fortunato a trovare il pertugio vincente lasciato da Nizzolo tra sè e le trandesse, Mark Cavendish si è dovuto accontentare del secondo argento (dopo quello di Rio nell’omnium) di una stagione comunque molto positiva, mentre il gradino più basso del podio è stato occupato da quel gigante chiamato Tom Boonen. Mai prima di oggi, del resto, un podio iridato era stato occupato da tre ex campioni del Mondo. Non male per uno dei Campionati del Mondo più bisfrattati della storia.