Venerdì 3 Maggio 2024

Depeche Mode, il rischiatutto di Gahan: "Sperimentare è vivere"

La voce maledetta nel minitour con i 'Soulsavers'

Dave Gahan in concerto a Milano

Dave Gahan in concerto a Milano

Milano, 6 novembre 2015 - UN PADRE BIOLOGICO affiorato dal nulla e scomparso nuovamente dopo avergli segnato la vita per sempre, settimane di galera, giorni in pretura e poi ancora droga, deliri, tentati suicidi, morti e resurrezioni (nel senso letterale del termine se è vero che il cuore gli si è fermato due volte). Questo è Dave Gahan, angelo tormentato a cui una donna, Jennifer Sklias, conosciuta – neanche a dirlo – in un centro di recupero, ha salvato la vita strappandolo alla fine toccata ai tanti Jim, Kurt, Jimi, Janis o Amy che costellano la storia del rock.

Una biografia maledetta che passa in secondo piano mentre l’idolo di Chigwell, 53 anni e cento milioni di dischi venduti, parla di “Angels & Ghosts”, l’album con i Soulsavers che s’è regalato per smaltire le tossine dell’ultimo, elefantiaco, kolossal con i Depeche Mode scarnificando nel segno del gospel e del blues quel suono divenuto un marchio di fabbrica.

«Nelle ultime cose che ho scritto c’è forse un po’ più di luce che in passato perché frattanto sono cresciuto» spiega Gahan, giubbotto e jeans neri, grosso anello con teschio sulla mano destra, reduce dal concerto al Fabrique di Milano con cui ha chiuso un minitour promozionale di sole sei date. «Cresciuto sì, ma non troppo; passando, diciamo, dai 16 ai 19 anni».

Che differenza c’è tra il cantare con la sua band abituale e con i Soulsavers?

«Martin Gore non mi dice mai come interpretare un pezzo dei Depeche Mode, mentre con Rich Machin e Ian Glover le cose vanno diversamente. Se non ci fosse stata questa esperienza probabilmente anche il lavoro con i Depeche ne avrebbe risentito perché sono uno che ha bisogno di buttarmi in acqua, di rischiare tutto, per trovare gli stimoli necessari a fare il mio lavoro al meglio. È la mia vita».

È la vostra seconda esperienza dopo “The light the Dead See” di tre anni fa.

«Anche se in mezzo ci sono stati un album e un tour con i Depeche Mode, da quando abbiamo iniziato il nostro sodalizio non abbiamo mai smesso di scrivere. Rich è una fonte inesauribile di idee che stimolano la mia immaginazione, senza di lui non andrei da nessuna parte. È lui a mettere insieme tutto e a farmi sentire parte di esso. Sono come il protagonista di un film di David Lynch. Con un cast di comprimari».

Chi ha ideato la copertina?

«Lo scatto d’artista è di mia figlia quindicenne Stella Rose. Dovendo realizzare per la scuola un progetto fotografico su una personalità multiforme, ha preso me come soggetto e, una volta visto il risultato, mi sono detto: questa è la cover perfetta per un disco intitolato ‘Angeli & Fantasmi’».