Lunedì 29 Aprile 2024

Renzi-Berlusconi, spinta all'Italicum Ma sulla Consulta regna il caos

Antonella Coppari ROMA LA SFURIATA di Napolitano — accompagnata da una telefonata a Renzi e Berlusconi e seguita dal passo indietro del candidato più scomodo, Vitali — in altri tempi avrebbe chiuso la partita sulle nomine. Invece siamo alla dodicesima fumata nera per la Consulta e alla nona per il Csm: se Zaccaria e Zanettin (nome deciso all’ultimo minuto da Palazzo Grazioli) non raggiungono il quorum, Bruno e Violante hanno addirittura perso voti. Il primo si è fermato a quota 511 (martedì ne aveva ottenuti 544) mentre l’ex presidente della Camera ha raccolto 518 voti, a fronte dei 526 precedenti. Segno di un mal di pancia diffuso tra Pd e Fi che ha come bersaglio grosso il programma di governo e il patto del Nazareno. Non par casuale la scelta di Renzi e Berlusconi di vedersi durante la votazione per ribadire che l’accordo non si tocca. «L’intesa va come un treno», sottolinea Guerini presente all’incontro assieme a Verdini e Gianni Letta. Tiene a tal punto che i due contraenti hanno deciso di incontrarsi periodicamente — una volta al mese — sgombrando il campo da tentazioni di voto anticipato, malgrado l’accelerazione (condivisa) sulla legge elettorale. Non prima di aver rilanciato, nell’immediato, il ticket Bruno-Violante. Già, stamattina la prova del nove: gli occhi sono puntati sulla Lega che, con i suoi voti potrebbe riportare a galla una barca che sta andando alla deriva. Ieri il Carroccio ha votato Paniz, ex parlamentare di Fi, per far vedere che i suoi 35 voti sono determinanti. Non basteranno a garantire il quorum richiesto (570) però potrebbero servire come segnale di riscossa. In cambio, chiede di far subentrare al candidato di Cinquestelle, Zaccaria, un suo uomo «tanto — spiegano — loro non stanno al gioco». Qualora non bastasse, si potrebbe procedere al ‘piano b’: ovvero al cambio di ticket. Certo è che, proprio le «pretese settarie», hanno fatto uscire dai gangheri Napolitano. Che, di buon mattino, dopo un giro di telefonate, è tornato a bacchettare i parlamentari recalcitranti mettendoli in guardia dal rischio di una «paralisi istituzionale» qualora perseverino nello stallo su Consulta e Csm. Nel mirino M5S e Sel, ma il ‘j’accuse’ vale pure per Forza Italia colpevole di scelte azzardate, come quella di Vitali. Che, dopo un colloquio con Berlusconi, si sfila dalla gara, con grande sollievo dei democratici. È in questo quadro che s’inserisce l’ennesimo incontro a Palazzo Chigi di Renzi con il Cavalire; va in scena alle cinque del pomeriggio, nel bel mezzo delle votazioni per i membri di Consulta e Csm. UNA SCELTA che genera ulteriori malumori, specie nel Pd: vero è che l’incontro era stato fissato lunedì, ma si rivela necessario per dimostrare che l’asse non scricchiola. Ecco perché i protagonisti fanno filtrare la notizia di un’ accelerazione sulla legge elettorale: la trattativa è aperta sulle soglie di sbarramento. Berlusconi («torno a fare il leader del centrodestra», dice all’uscita) non si oppone all’abbassamento al 4% per i partiti in coalizione e al 40% per il premio di maggioranza, ma non cede sull’8 per i non coalizzati. Renzi vorrebbe una soglia del 5 per tutti. Si discute sulle preferenze, ma con capolista bloccato. Il Cavaliere ottiene garanzie dal premier che non si vada al voto anticipato: il giro di vite sull’Italicum è giustificato con la voce di un Napolitano che vorrebbe andare via dal Quirinale. L’accordo è totale su tutto, dalla successione al Colle alle riforme del governo, da quella sulla giustizia a quelle economiche: un pezzo dell’incontro è stato monopolizzato dai temi europei e dalla crisi.