Sabato 18 Maggio 2024
ROSALBA CARBUTTI
Politica

Referendum, Romano avverte la minoranza Pd: niente agguati

Trivelle, il deputato Pd renziano, esulta: "Matteo è più forte. Sulla riforma costituzionale la sinistra dem non faccia scherzi"

Andrea Romano (Ansa)

Andrea Romano (Ansa)

Roma, 18 aprile 2016 -  Il deputato Pd Andrea Romano, renziano, non nasconde una certa soddisfazione per la sconfitta del popolo del ‘batti quorum’. La linea dell’astensione sul referendum delle trivelle portata avanti da Renzi ha vinto. Un sondaggio per le amministrative? «Certo è un dato positivo per il Pd. Una mobilitazione contro Renzi di Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia avrebbe dovuto raggiungere una percentuale del 65-70 per cento... Invece ha raggiunto solo il 32. E tra questi ci sono molti elettori del Pd che hanno votato no».  Tra i fautori del sì c’era anche un bel pezzo della minoranza Pd... «I veri sconfitti sono Beppe Grillo e Renato Brunetta. Il primo perché ha detto di votare anche senza capire il quesito, dando degli scemi agli elettori, il secondo perché ha strumentalizzato il referendum sulle trivelle per mandare a casa Renzi. Volevano dare un colpo al governo, ma hanno perso loro». Il suo collega dem Ernesto Carbone ha sbeffeggiato gli sconfitti con un ‘ciaone’. E la minoranza Pd non l’ha presa bene.  «Non mi scandalizzerei... il ‘ciaone’ è un semplice sfottò su Twitter. Ovviamente e anche in questo caso è sempre indispensabile grande rispetto per chi ha scelto di votare, ma in molti hanno demonizzato anche chi voleva astenersi».  La minoranza ha perso un’altra partita?  «Rispetto chi è andato al voto. Ma non condivido chi, come Michele Emiliano, sperava che la vittoria del sì indebolisse Renzi. L’errore è fare una battaglia politica personale utilizzando il referendum. Se il governatore pugliese vuole proporsi come alternativa al premier lo faccia creando una piattaforma politica, come Enrico Rossi, il presidente della Toscana».  Le trivelle, però, erano solo l’antipasto. Il vero scontro nel Pd ci sarà nel referendum costituzionale.  «In Parlamento il Pd è stato compatto. Mi auguro che i colleghi della minoranza del mio partito non utilizzino espedienti...». Accusano il premier di aver personalizzato troppo il referendum di ottobre e non danno per scontato il loro sostegno. «Non si andrà a votare ‘Renzi sì o Renzi no’, ma si deciderà la capacità delle politica di fare le riforme». Mettiamo che la minoranza del Pd non aderisca ai comitati per il sì... torna in ballo la scissione?  «Non vedo nessun pericolo di una resa dei conti. E mi auguro che i colleghi della minoranza non utilizzino il referendum a questo scopo perché ci sarebbe una confusione tra i contenuti della riforma e le battaglie politiche dentro al partito». Il referendum potrebbe anche essere utilizzato da Renzi per liberarsi dei ribelli del Pd... «Ma va... Matteo non ha mai minacciato nessuno. Nè ha mai espulso nessuno». E se si schiereranno per il no? «Lo troverei molto bizzarro, visto che il Pd ha una linea chiara sulla riforma costituzionale. E dopo 180 sedute in Parlamento con 5mila votazioni, spero che non ci sia un’adesione di molti a questi comitati». Quindi conferma: qualcuno ci sarà? «Nessuno glielo può impedire. Non ci saranno contromisure, né ritorsioni. Certo, la coerenza politica vorrebbe che un parlamentare del Pd non aderisse ai comitati per il no»