Giovedì 16 Maggio 2024
ROSALBA CARBUTTI
Politica

Zoggia: "Referendum sul Senato, il sì della minoranza Pd non è scontato"

Il deputato della sinistra dem attacca: "Renzi personalizza troppo, il partito si spaccherà"

Davide Zoggia, deputato Pd (Ansa)

Davide Zoggia, deputato Pd (Ansa)

12 aprile 2016 - Una militante Pd urla: «Tieni botta». Davide Zoggia, minoranza dem, non è in Aula ad ascoltare il suo segretario presidente del Consiglio, ma a Marghera con Michele Emiliano per il referendum sulle trivelle.  Dica la verità: ha disertato. «Ma no. Avevo già un impegno. E comunque ne mancavano parecchi di deputati Pd...». Tutti gufi? «Macché. Mancava anche qualche renziano. E tutte le opposizioni. Non è un bel segnale, di certo il gradimento per la riforma non è entusiasmante». Governo e Pd in difficoltà? «Renzi anche ieri ha compiuto un errore di fondo: ripetere troppe volte le parole ‘io’, ‘vincere’, ‘vado a casa’... personalizza in modo eccessivo». Renzi ha detto che su questo referendum «si gioca tutto». «Ecco, appunto. Poi ci spiegherà come fare la campagna referendaria. Mica possiamo farla dicendo Renzi sì o Renzi no. Credo che se si mette in piedi una riforma costituzionale, bisognerà entrare nel merito, cercare di capire se è gradita o meno dagli elettori ecc...». Insomma, la minoranza Pd dichiara guerra anche sul referendum costituzionale. «Da Renzi mancano due risposte. Noi abbiamo ottenuto che nella legge ci siano consiglieri regionali-senatori eletti. Ora dica con quale tipo di legge elettorale, in quale forma e in quale modalità. In modo chiaro. Poi ci deve dare un riscontro sul combinato disposto tra riforma costituzionale e Italicum: così non funziona».  Quindi il sostegno della minoranza Pd al referendum non è scontato. «Il politica nulla è scontato. Certo, se non ci dà risposte... valuteremo». Renzi parla della «pagina più bella della politica».  «Io non userei toni trionfali. Se la riforma costituzionale è stata avviata è anche grazie a noi della minoranza. Non siamo sabotatori, ma neanche gente che va in giro con l’anello al naso». La personalizzazione del referendum è rischiosa? «Sì, perché può crearsi un fronte politico che vota contro il Pd e il premier. E si rischia di spaccare il partito: da una parte coloro che diranno che la riforma costituzionale è la migliore del mondo, dall’altra quelli che penseranno di dare un voto a Renzi e alla sua azione di governo, magari considerandola insufficiente». Prima del referendum costituzionale, però, c’è quello sulle trivelle.  «Già. E credo che l’atteggiamento del premier che invita all’astensione influenzerà il referendum sul nuovo Senato». Due pesi e due misure? «Quale credibilità dà un premier che dice ‘questa volta state a casa e la prossima votate come vi dico io’?». Poi ci sono le amministrative. «In quasi tutte le città il Pd ha avversari a sinistra e, a Milano, il centrodestra si è ricompattato. C’è da preoccuparsi». Gli ultimi sondaggi, dopo il caso Guidi, danno il Pd perdente al ballottaggio coi 5 Stelle. «Più che le inchieste, gli elettori valutano male l’incertezza del governo nell’affrontare la vicenda. Mi aspettavo determinazione, invece sono arrivate risposte strampalate come l’idea di bloccare le intercettazioni». Renzi, intanto, pensa a un restyling del Pd.  «Un maquillage non serve. Nel partito bisogna crederci».