Lunedì 6 Maggio 2024
ROSALBA CARBUTTI
Politica

Sgarbi: Forza Italia è un fossile. "La scissione ormai c’è già stata"

Il critico d'arte: "Io, un po’ trumpino e un po’ grillino, lancio il partito della bellezza"

Vittorio Sgarbi (Lapresse)

Vittorio Sgarbi (Lapresse)

Roma, 14 novembre 2016 - «Sarò io il prossimo presidente del Consiglio».

Prego? «Farò un partito della bellezza – dice Vittorio Sgarbi, critico d’arte e già esponente di primo piano di Forza Italia – e rispetto alla merda che c’è in giro ho chance. Io sono un po’ grillino e un po’ trumpino, ma più colto. Quindi, è fatta».

E con quale delle due Forza Italia si vuole alleare? «Mica sono pazzo. Io corro da solo. Non voglio zavorre. Ormai la logica che impera è quella del neo proporzionalismo. Dopo il referendum ci saranno almeno cinque o sei contendenti per fare il premier. Il bipolarismo è finito: l’ha capito pure Berlusconi. E ciò che ha detto a Firenze Salvini lo dimostra».

Salvini si è autoproclamato leader del centrodestra.  «Macché. Lui è leader della sola Lega con al massimo l’apporto dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, e di Giovanni Toti». 

Parliamo comunque di una spaccatura degli azzurri.  «Bella scoperta. Da una parte c’è la Forza Italia fossile di Renato Brunetta, Maurizio Gasparri, Maria stella Gelmini che resta viva commemorando Berlusconi, dall’altra quella salita sul carro di Salvini». 

Insomma ci sarà una scissione? «La scissione c’è già stata. Toti ormai è uscito dagli azzurri».

Ma che cosa ci guadagna a fare il sodale di Salvini? «Resta comunque il numero due, ma stando con Salvini sceglie il più forte».

Berlusconi non ha molta fortuna con i ‘delfini’ designati... «(Ride). Non è Toti che ha tradito il Cavaliere. È Silvio che a Giovanni ha preferito Stefano Parisi».

E perché? «Berlusconi si è reso conto che Toti è fragilino, carino... ma aveva bisogno di qualcuno di più cazzuto e ha recuperato Parisi. E se lo tiene. Anche se ha perso a Milano».

Qual è il futuro di Parisi? «Non so se resisterà. Lo associo a Guido Bertolaso e Alfio Marchini».

Non proprio sulla cresta dell’onda... «FI se arriva al 10% è il massimo. A Roma si è capito tutto».

Cioè? «Marchini ha preso poco più del 10 per cento, cifra che avrebbe preso anche senza Berlusconi. Morale: Alfio era il nuovo, ma è stato battuto dal vecchio duo Salvini-Meloni».

Parisi non ha chance? «Se ti agganci al carro della vecchia guardia...».

Anche Salvini da solo può fare poco...  «Il Salvini trumpista può crescere. E arrivare al 20-22%».

A Berlusconi converrebbe restare attaccato al leader leghista? «Non può piegarsi, come fa un Toti qualunque. Si è visto a Padova com’è andata: hanno fatto un bel trabocchetto per far cadere il leghista Massimo Bitonci». 

È la fine dell’alleanza? «Bitonci si ricandiderà con un pezzetto di FI. Il ‘totismo’ arriverà a Padova».

Ma al centro-destra qualcosa succederà dopo il referendum. «La Lega avrà il suo leader (Salvini) e Forza Italia il suo. Ma non è questo il punto».

E qual è?  «Che Renzi perde solo se va sotto il 30% al referendum. Se arriva al 35 si salverà, se raggiunge il 40 ha vinto comunque. Quelli del No, al massimo arriveranno al 30% (vedi Grillo), ma nessuno andrà oltre. Il premier, invece, col suo partito, e neanche completo, supererà ciò che le singole componenti del No riusciranno ad ottenere».

Morale? «Chi corre da solo vince. E io sarò premier».