Mercoledì 24 Aprile 2024

Roma, Raggi congela assessore. L'ex Muraro: "Decide tutto Grillo"

Andrea Mazzillo, titolare del Bilancio fa retromarcia in extremis: sto con Virginia

Virginia Raggi e Paola Muraro

Virginia Raggi e Paola Muraro

Roma, 31 luglio 2017 - Una domenica ad alta tensione, poi il dietrofront. Ieri, in serata, Andrea Mazzillo, l’assessore al Bilancio di Roma finito sulla graticola come presunto leader di una fronda anti-Virginia Raggi, si rimangia le parole al veleno dell’altro giorno. «Condivido pienamente le linee strategiche e operative della sindaca Raggi. Le mie considerazioni sui conti di Roma e sulle sue partecipate sono state interpretate in maniera distorta», ha detto ieri in serata l’uomo dei conti del Campidoglio. Eppure in mattinata lo scenario era quello di un assessore ormai alla porta. Dalle pagine del Sole 24 Ore, infatti, Mazzillo tiene il punto sottolineando come, dopo l’addio dell’ormai ex dg Atac Bruno Rota, la municipalizzata sia minacciata da un vero e proprio allarme conti: «Serve un tavolo con governo e regione». In serata, invece, l’ennesima spiegazione, probabilmente per blindare il suo posto in giunta: «Nessuna inversione a U. Non ho mai rivolto attacchi alla giunta o al M5S e quando parlavo di distorsione del mio pensiero mi riferivo proprio a questo. Ho solo segnalato responsabilmente alcuni aspetti economico finanziari che devono essere tenuti in considerazione. Non c’è alcuna fronda anti-Raggi in Campidoglio. Domani (oggi) sarò in giunta». E la sua posizione (per ora) sarà congelata.

«Andrea Mazzillo? Un uomo molto capace. E leale. Se ha detto quello cose, è perché non voleva passare da capro espiatorio visto il disastro di Atac...». Paola Muraro, ex assessore all’Ambiente della giunta Raggi, è amareggiata. La vicenda Mazzillo le porta alla mente la sua storia personale, quando dopo il famoso avviso di garanzia per reati ambientali e mille polemiche lasciò l’incarico.

Quale analogie vede tra la sua vicenda e quella dell’attuale assessore al Bilancio?

«Mazzillo, come me, è un tecnico non un politico e aveva dall’inizio la piena fiducia della sindaca. Poi si è trovato nella mia stessa situazione di allora: è stato lasciato solo».

Ieri Mazzillo ha fatto dietrofront. Un bene per la Raggi?

«Perdere Mazzillo, che è parte integrante della giunta, per Virginia sarebbe un disastro. È l’unico che riesce a far da collante alle fazioni interne ai 5 Stelle. Senza di lui non ci sarebbe più una squadra, ma rimarrebbero solo le faide. E pure Viginia come fa? Già è sola...».

Perché Mazzillo si è deciso a parlare a mezzo stampa, salvo poi fare marcia indietro?

«L’ha fatto per salvare l’amministrazione, ne sono sicura. Quelle dichiarazioni (‘serve una svolta o si va a sbattere’, ndr ) sono state fatte perché, scoppiato il bubbone di Atac, sarebbe stato il solo a pagare».

Di chi è la responsabilità di questo caos capitale?

«La Raggi non è mai stata autonoma. Anche quand’ero in giunta mi sono resa conto che non eravamo liberi di lavorare. Io, pur non avendo mai incontrato né Grillo né Casaleggio, sapevo che erano loro a dettare la linea su qualsiasi cosa riguardasse Roma».

Mazzillo, quindi, ha ragione quando denuncia le nomine scelte dall’alto?

«Certo. Sono state catapultate a Roma persone che non conoscono la città. E se non la conosci, come puoi pretendere di risolverne i problemi?».

Sabato Virginia ha detto: «Chi polemizza è fuori». Quanto contano i dissapori interni nelle ultime vicende?

«Le diatribe tra le varie correnti interne al M5S sono sempre state un problema. Atac ha 1,3 miliardi di debiti e l’assessore ai Trasporti capitolino Linda Meleo non ha detto una parola. Il suo silenzio la dice lunga sul clima che c’è in Campidoglio. Io ho mollato più per gli attacchi della mia stessa parte politica che per quelli del Pd. E, oggi, con Mazzillo il film è lo stesso».

Ormai da esterna, che giudizio dà sul lavoro della Raggi?

«Io non sono mai stata iscritta al Movimento 5 Stelle, ma ne condividevo il programma. Adesso mi pare che quello stesso programma sia stato messo in un cassetto. Senza contare che, appena c’è un problema – dall’acqua, ai trasporti ai rifiuti – l’amministrazione capitolina fa scaricabarile senza prendersi responsabilità».

Nel frattempo, è tornato a funzionare il tritovagliatore di Rocca Cencia, quello di Manilio Cerroni. Lei, per questo, era stata messa in croce...

«In realtà non ha mai smesso di funzionare per venti Comuni nei dintorni di Roma. Ma chissà perché qualcuno aveva messo in giro la voce che era abusivo».

Finita la sua carriera politica, ora che cosa fa?

«Sono tornata a fare la consulente. Le indagini sui reati ambientali erano iniziate nel 2014. Una volta diventata assessore, nel 2016, è stata data molta enfasi alle stesse. Leggendo ora gli atti contenuti nel fascicolo, io ed miei legali abbiamo riscontrato molte incongruenze soprattutto nella perizia del Ctu, e pertanto abbiamo denunciato il tutto alla Procura. In sintesi, mi attribuisce delle responsabilità che non ho mai avuto perché ero una consulente. Sono sempre stata una consulente e l’ Ama, come altri, era per me un cliente».