Sabato 4 Maggio 2024

Piano lupo, oggi si decide sulla caccia

Dopo le proteste di ambientalisti e animalisti, anche alcune Regioni sembrano ripensare la politica degli abbattimenti controllati fino al 5%, che potrebbero essere stralciati

Lupo nella neve

Lupo nella neve

Roma, 2 febbraio 2017 -  Caccia al lupo? Si decide questo pomeriggio in una riunione della Conferenza Stato-Regioni che dovrebbe approvare definitivamente il Piano per la conservazione dei lupi (che al momento prevede la possibilità di riaprire la caccia a questi predatori, anche se in casi limitati). In sostanza il 'Piano lupo' prevede monitoraggio della popolazione, campagne di informazione sui sistemi di prevenzione naturali (cani pastori, rifugi, recinti elettrificati), gestione dei pascoli, lotta agli incroci con i cani, rimborsi più rapidi. Come misura estrema - e proprio questo è il problema - prevede anche un abbattimento controllato (ovvero la riapertura della caccia, proibita dal 1971) fino al 5% della popolazione complessiva in Italia. 

LE PROTESTE - L'ipotesi ha suscitato una rivolta delle associazioni ambientaliste e animaliste, tanto che non si può escludere che domani la misura sia stralciata. La campagna pro-lupo martella sui social da giorni e chiede di eliminare dal piano la possibilità degli abbattimenti controllati fino al 5% degli esemplari.  E il popolo animalista del web si mobilita anche nella vita reale: non si contano le manifestazioni contrarie al piano, non solo a Roma ma anche davanti alle sedi di alcune Regioni. Solo l'Enpa ha raccolto 500.000 firme su Facebook in calce a un appello contro l'uccisione dei lupi, altre 170.000 ne hanno raccolte i Verdi con una petizione su change.org.

LE REGIONI - Una protesta che ha convinto alcune Regioni a fare marcia indietro sulle uccisioni dei lupi, dopo l'ok tecnico del 24 gennaio. Alla fine oltre a Lazio e Puglia - che da subito si sono dichiarate contrarie - per il no all'abbattimento dei lupi si è schierato anche l'Abruzzo. Da parte loro Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Liguria e Campania hanno chiesto un ripensamento.  Insomma, non si può escludere che domani la Conferenza Stato-Regioni approvi il piano ma senza il punto sensibile degli abbattimenti, che potrebbero essere stralciati e ridiscussi in seguito o lasciati  definitivamente cadere. 

IL GOVERNO - Per il ministro Galletti, l'abbattimento controllato è una misura seria e scientificamente motivata, che non mette a rischio la specie e che comunque va usata solo se tutti gli altri sistemi non hanno dato risultati. A suo avviso, senza questo intervento controllato, gli allevatori finirebbero per risolvere il problema da soli, col bracconaggio.

IL WWF -  Per gli ambientalisti, invece, gli abbattimenti non risolvono il problema, ma anzi lo aggravano. Secondo il Wwf, i lupi in branco preferiscono cacciare animali selvatici, cinghiali e caprioli. Solo i singoli puntano al bestiame. Gli abbattimenti destrutturano i branchi e creano "lupi solitari" che cercano prede facili. La soluzione al problema al loro avviso è tornare ai tempi antichi: stalle, recinti e "robusti" cani pastore.

I NUMERI - I lupi si sono moltiplicati negli ultimi anni e oggi sono stimati oltre un centinaio sulle Alpi e 1.000-2.000 in Appennino. Il problema è che gli allevatori non sono più abituati alla loro presenza, e lasciano pascolare gli animali allo stato brado. Il risultato è che i lupi attaccano il bestiame e creano danni economici.