Giovedì 25 Aprile 2024

Ius soli, Minniti: "Impegno solenne per approvarlo entro la legislatura"

Il ministro dell'Interno: "Un grande partito non rinuncia a una legge di principio". Il premier Gentiloni: "Abbiamo l'impegno su leggi importanti come quella della cittadinanza"

Il ministro dell'Interno Marco Minniti con il segretario Pd Matteo Renzi (Ansa)

Il ministro dell'Interno Marco Minniti con il segretario Pd Matteo Renzi (Ansa)

Portici (Napoli), 28 ottobre 2017 - Marco Minniti, ministro dell'Interno in prima fila sul fronte immigrazione, suona la carica sullo ius soli: il Pd deve assumere "l'impegno solenne" di condurre in porto la legge sulla cittadinanza "entro la fine della legislatura". E il premier Paolo Gentiloni imprime il suo sigillo all'impegno: "Abbiamo un lavoro da completare e impegni su leggi importanti come quella sulla cittadinanza su cui lavoreremo per creare le condizioni perché possano essere finalmente approvate dal Parlamento". La spinta del governo c'è: avanti con la fiducia. E Minniti invita il partito a dare la stessa spinta, perché "un grande partito si batte, decide, convince e non può rinunciare".

L'impulso è a superare il no di Ap e accogliere la sfida dei numeri in Aula al Senato. Ma tra le fila Dem risuona anche come un monito a non cedere a perplessità e timidezze, alla luce dei sondaggi che, alle soglie del voto, svelano che la legge è tutt'altro che popolare tra gli elettori. Certo, approvare lo ius soli parla a quel "popolo della sinistra" che il Pd non può permettersi di perdere. Ma tra i parlamentari c'è chi rivela dubbi sull'opportunità di accelerare ora e la speranza che Matteo Renzi cambi idea "in tempo". Anna Finocchiaro sottolinea che "l'impegno Pd è fondamentale".

"Non è una legge sull'immigrazione ma sull'integrazione, sono due cose radicalmente diverse", scandisce Minniti. Dunque, avanti con la fiducia. La finestra nel calendario di Palazzo Madama è quella che si aprirà tra fine novembre e metà dicembre, dopo il primo via libera alla legge di bilancio. Non si esclude neanche di votare il testo subito dopo il varo della manovra e prima che Mattarella sciolga le Camere, come ultimo atto della legislatura.

E i voti? I verdiniani di Ala, i bersaniani di Mdp e i sette senatori di Sinistra italiana non bastano a compensare l'assenza dei voti dei trenta di Ap. I numeri sono sul filo. E il tentativo in corso è quello di convincere alcuni dei senatori alfaniani a uscire dall'Aula, abbassando la quota dei no. Resterebbero in Aula a votare no - è il ragionamento - i senatori di Ap che puntano sull'alleanza con la destra alle prossime elezioni. C'è anche la carta di modificare il testo e ridurre la legge al solo "ius culturae" gradito ai centristi. In ogni caso, al momento l'opzione viene tenuta da parte: il testo dovrebbe poi tornare alla Camera, ma il tempo stringe, la legislatura è agli sgoccioli.

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