Mercoledì 24 Aprile 2024

Consultazioni, Mattarella non fa sgarbi a Renzi. Grasso e Franceschini fuorigioco

Il presidente ha già incontrato le più alte cariche dello Stato. Il Quirinale deve stringere prima del 15

Pietro Grasso al termine delle consultazioni con Sergio Mattarella (Olycom)

Pietro Grasso al termine delle consultazioni con Sergio Mattarella (Olycom)

È vero che Matteo morde il freno, fosse per lui andrebbe bene anche a febbraio o marzo, ma realisticamente serve tempo per mettere mano al sistema di voto. E serve pure un governo in carica il 25 marzo, per gestire l’anniversario dei 60 anni dei trattati di Roma. Ora: per il sistema elettorale, al Nazareno non dispiacerebbe un proporzionale alla greca ma potrebbe accontentarsi di armonizzare – ovvero unificare – il Consultellum del Senato con quanto deciderà la Corte sull’Italicum. Secondo la tabella di marcia scritta nelle segrete stanze del Pd, l’opzione si legherebbe a un congresso anticipato e allo scioglimento delle Camere ad aprile.

​TRA I PAPABILI per guidare questo esecutivo, in cima alla lista c’è Gentiloni, uomo di sicura affidabilità per Matteo. Quindi, Delrio e poi Padoan. Una rosa su cui il Quirinale non avrebbe niente da ridire: fonti parlamentari vicine a Mattarella assicurano che non farebbe mai lo sgarbo di scegliere qualcuno che il premier non senta sulla sua lunghezza d’onda. Ragion per cui sono in calo tanto le quotazioni di Franceschini quanto quelle del presidente del Senato, Grasso. Il quale, nella conversazione al Quirinale ha espresso la speranza che presto Palazzo Madama torni ad occuparsi dei provvedimenti rimasti sospesi per settimane, causa referendum: temi delicati, a cominciare dalla giustizia per finire con la concorrenza.

In questo quadro, qualche pennellata azzurra potrebbe darla il Cavaliere. È vero che da giorni sostiene di volersi tener le mani libere anche per non rompere con gli alleati della Lega e di Fd’I, però la suggestione di poter tornare protagonista al governo è un’opzione che in assoluto non si può scartare almeno fino a domani, quando salirà al Colle assieme alla delegazione forzista. Poi è chiaro: il boccino ce l’ha in mano Renzi. Mai come in questa occasione tutto ruota intorno alle sue decisioni.