Martedì 7 Maggio 2024

Non c'è privacy che tenga

UN GIUDICE americano ordina ad Apple di hackerare se stessa, aiutando l’Fbi a bucare,disattivandolo, il sistema di protezione crittografata dei dati contenuti nel telefonino di un terrorista morto. Il grido di dolore di Apple è nobile tutela della privacy, o invece venale difesa commerciale? Il problema del quanto la lotta al terrorismo possa limitare i diritti dei singoli è drammatico; ma qui non si pone. Negli Usa, il Patriot Act ha minato l’Habeas corpus. E Guantanamo ci scandalizza ancora (taluni liberati da Guantanamo sono però risultati poi terroristi massimi). Ma la bandiera della privacy sventolata da Apple sembra una foglia di fico che cela venali ragioni di cassetta. L’ordine del giudice di fornire agli inquirenti l’apriscatole per violare il telefonino criptato – e carpirne i segreti – non è diverso da quello di aiutare il fabbro a forzare la cassaforte che custodisce un documento cartaceo. Non c’è dunque privacy individuale da proteggere nel caso concreto. La disciplina delle utenze telefoniche predispone al controllo: schede nominative; norme e tecniche invasive di intercettazioni. Anche il segreto bancario cede ai controlli fiscali.

L’HABEAS CORPUS rispetto a un telefonino, per estrarne i segreti criptati onde perseguire o prevenire reati, di terrorismo o meno, è sempre consentito al giudice. Abbiamo qui solo una difficoltà di esecuzione. Se per forzare quelle serrature troppo complesse serve la collaborazione del costruttore, non vi sono diritti aggiuntivi violati. Il problema è cosa, come e perché un giudice possa ordinare che sia estratto dal mio telefonino, e non quanto sia difficile farlo. Forzare serrature semplici o complesse è egualmente invasivo. Non esiste una privacy tecnologica differenziale. E dunque neppure l’interesse collettivo inviolabile a serrature tecnologiche inespugnabili. Apple deve obbedire all’ordine collaborando. Potrebbe, magari, esigere di eseguire direttamente le operazioni di sblocco, senza rivelare segreti industriali agli inquirenti. Ma se si sottrae accampando inesistenti impossibilità tecniche rischia perfino d’essere perseguita per violazione di un ordine del giudice (sempre che, negli Usa, un giudice possa imporre quel tipo di collaborazione). E vedersi allora costretta a mettere inpiazza ogni segreto nel conseguente procedimento volto a verificarne la tecnica eseguibilità.