Lunedì 29 Aprile 2024

Nero ucciso, libero l'agente biancoRivolte e scontri in tutta l'America

dall'inviato Giampaolo Pioli NEW YORK È STATA una notte di fuoco e violenze a Ferguson dopo lo sconcertante verdetto del Gran giurì. L'assoluzione del poliziotto bianco Darren Wilson dall'accusa di aver ucciso senza averne la necessità Michael Brown, diciassettenne di colore disarmato, ha fatto esplodere la rabbia nera che covava da mesi, non solo nella cittadina del Missouri ma per le strade di New York dove il complesso dei tre ponti che unisce Manhattan, Queens e Bronx è stato bloccato e Washington, Los Angeles e Chicago, Seattle e Cleveland, Oklahoma City e Pittsburgh. Nel pieno della notte, quando il procuratore generale Robert McCulloch con discutibile tempismo ha letto le motivazioni, anche Barack Obama è andato in tv per invitare la gente alla calma. Ferguson però era già in rivolta e decine di giovani incappucciati si sono staccati da un corteo molto più vasto per incendiare negozi e tirare mattoni alle auto della polizia. Il bilancio alle prime luci dell'alba è di un poliziotto ferito da colpi di pistola, 12 negozi carbonizzati, 87 arresti e 3 autopattuglie distrutte. Nel pomeriggio un uomo è stato trovato morto nella sua auto. Gli investigatori stanno ancora cercando di capire se l'omicidio sia collegato al proscioglimento di Wilson. E nella seconda notte dopo il verdetto, il bis: violenze e vandalismi senza freni. LA FAMIGLIA di Michael, distrutta dal dolore, si è presentata assieme agli avvocati davanti alle telecamere. Il padre ha preferito tacere: «Le mie parole potrebbero essere usate contro di me». Il team di legali ha attaccato McCulloch:«Perfino uno studente al primo anno di Legge avrebbe fatto meglio del procuratore». L'America dopo i riots che devastarono Los Angeles nel 1992, provocando 57 morti, e la sentenza di Orlando in Florida lo scorso anno che assolse l'assassino di Trayvon Martin, un altro ragazzo di colore, sembra ripiombata nell'incubo razziale. A Ferguson le autorità potrebbero dichiarare il coprifuoco. L'agente Wilson ha testimoniato davanti al Gran giurì, ma vive nascosto da agosto e si dimetterà dalla polizia. Ha sostenuto che Brown si avvicinava minaccioso, ma una testimone oculare sostiene che il ragazzo aveva le mani alzate quando il poliziotto ha iniziato a sparare a raffica colpendolo al petto e alla testa. Nella deposizione distribuita dalla magistratura, Wilson parla di una colluttazione precedente con Brown e aggiunge: «Quando l'ho afferrato mi sembrava di essere un bambino contro Hulk Hogan. Brown era un demonio. Ho visto solo la sua testa che avanzava e ho sparato». Concetti ribaditi alla tv Abc: «Mi dispiace, ma non è stata un'esecuzione. Ho fatto il mio lavoro. ANCHE A Times Square, sotto i grandi schermi della piazza newyorchese, ragazzi di colore e ispanici hanno sfilato urlando: «Niente giustizia, niente pace». Uno di loro ha tirato al capo della polizia Bratton un barattolo di vernice rosso-sangue. Obama da Chicago è tornato a parlare di calma e rispetto della legge, ma con l'avvicinarsi del buio è cresciuta la paurn a Ferguson. Dove il Gran giurì, composto da 9 bianchi e tre neri (7 uomini e 5 donne) si è riunito 25 volte prima della decisione assolutoria, che riapre la ferita sociale della discriminazione.