Venerdì 3 Maggio 2024

Giovane ucciso a Napoli, la famiglia al contrattacco: foto choc su Facebook

Spuntano le riprese delle telecamere davanti a una sala giochi a pochi metri dal luogo in cui è stato ucciso il 17enne. Ancora poco chiara la dinamica della tragedia. Ascoltati tre testimoni. Domani l'autopsia sul corpo del ragazzo. Giudice difende il carabiniere: "L'unica vittima è lui"

Un frame delle riprese video a pochi metri dal luogo dell'inseguimento (Ansa)

Un frame delle riprese video a pochi metri dal luogo dell'inseguimento (Ansa)

Napoli, 7 settembre 2014 - Ha raccolto le dichiarazioni di tre testimoni ''dalle quale emerge un quadro diverso dalla versione fornita dal carabiniere''. Il legale dei familiari di Davide Bifolco, il 17enne ucciso due giorni fa a Napolifa sapere di aver svolto una propria indagine. L'avvocato, Fabio Anselmo (già legale della famiglia Cucchi), ha reso noto di aver ascoltato sia due giovani che erano insieme con Bifolco, sia un terzo testimone oculare ''che non ha alcun rapporto di parentela con la famiglia della vittima'' e che non si sarebbe ancora presentato dagli inquirenti per farsi interrogare. Tra i documenti anche le riprese video (GUARDA) delle telecamere collocate all'esterno e all'intero della sala giochi a una decina di metri dal luogo dove l'inseguimento si è concluso tragicamente.  Domani l'autopsia e l'esame balistico sul corpo di Davide, di cui la famiglia ha deciso di pubblicare le foto choc sui social network per mostrare pubblicamente il foro del proiettile sul cadavere.

IL VIDEO - Dalle immagini si noterebbe un carabiniere - forse non lo stesso che esplose il colpo - che poco dopo l'accaduto entra nel locale e, pistola alla mano, ordina ai presenti di rimanere fermi faccia al muro. Tra i testimoni ascoltati dal legale, vi sono Salvatore Triunfo, che era stato bloccato mentre l'amico veniva colpito, e Enzo Ambrosino, un ragazzo che spontaneamente ha rivelato, prima davanti alle telecamere dei tg poi allo stesso avvocato, di essere lui il ''terzo uomo'' e non Arturo Equabile, il pregiudicato ricercato per evasione dagli arresti domiciliari la cui presenza sul motorino, secondo gli investigatori, fu il motivo che indusse i tre a non fermarsi all'alt imposto dai carabinieri. I giovani sosterrebbero tutti la versione secondo cui il militare avrebbe puntato l'arma contro Bifolco che fuggiva. Diversa la versione del carabiniere, indagato dalla procura per omicidio colposo, il quale afferma che il colpo è partito accidentalmente mentre per un braccio cercava di immobilizzare il 17enne.

L'ARMA RISPONDE - I carabinieri hanno fornito la loro spiegazione della circostanza ripresa dalle telecamere: il militare che si vede nelle immagini non sarebbe quello indagato per la morte del ragazzo ma l'autista della Radiomobile. Le immagini riguarderebbero il tentativo di catturare Equabile che, dopo la fuga in motorino, avrebbe cercato di confondersi tra i frequentatori della sala giochi riuscendo poi a dileguarsi nella confusione generale. I militari sottolineano anche che il tentativo di arresto del latitante è in un atto istruttorio del pm, in quanto riferita al magistrato sia dal carabiniere che intervenne nel locale sia dal suo collega. Il carabiniere che ha sparato, interrogato dalla Procura per omicidio colposo, ha spiegato che il colpo è partito accidentalmente mentre cercava di immobilizzare Triunfo. Diversa la versione dei giovani interrogati dal legale della famiglia Bifolco: l'avvocato riporta che secondo i ragazzi il militare avrebbe puntato l'arma contro il 17enne che fuggiva.

L'ATTACCO DEL GIUDICE - ''L'identikit del bravo ragazzo una volta era ben diversa da quella che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell'altra notte''. Parole durissime quelle di Luigi Bobbio, giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno), contro il ragazzo ucciso.  

CARABINIERE UNICA VITTIMA - A suo giudizio il carabiniere che ha sparato "è l'unica vittima di quanto è accaduto". Una ''vittima del suo senso del dovere - ha proseguito Bobbio - e del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni regola possibile è la normalità''. Il magistrato dice di conoscere bene quel territorio, di ''conoscere a fondo la sua delinquenza camorrista e quanto radicata e profonda sia l'arroganza del suo potere''. 

A suo giudizio ''giustificazionismo, buonismo, perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male. A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita''. Per il giudice ''quello che a me interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di blocco e comunque non si erano fermati all'alt facendosi inseguire a folle velocita'''. Bobbio sostiene che ''il fatto che sbandati come loro, parenti e non del morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto''. E ancor di più ''i disordini di piazza, le sommosse di teppisti e familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza''. Secondo Bobbio ''il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del rione Traiano. E' quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del disordine la causa e l'origine di episodi come quello in questione''.

IL PARROCO - E anche il parroco della comunità, nel corso della sua omelia domenicale ha ricordato Davide: "In situazioni gravi non possono essere l'odio o il sentimento di vendetta guidarci, ma la prudenza, l'amore per il fratello, il perdono a sostenere le nostre azioni".

PREGHIERA COLLETTIVA - Nel pomeriggio, intanto, un corteo spontaneo costituito da alcune centinaia di persone si è formato nel rione Traiano, dove viveva il ragazzo. In serata poi circa 300 giovani e giovanissimi del quartiere hanno organizzato una veglia di preghiera nel punto in cui il giovane è stato ucciso.