Martedì 30 Aprile 2024

Libertà di stampa, l'Italia precipita: dietro a Burkina Faso e Botswana

Nella classifica del 2016 di Reporters sans Frontieres, l'Italia si piazza 77esima, scendendo di quattro posizioni rispetto allo scorso anno

La mappa della libertà di stampa nel mondo secondo Reporters sans Frontieres

La mappa della libertà di stampa nel mondo secondo Reporters sans Frontieres

Roma, 20 aprile 2016 - L'Italia non brilla per libertà di stampa. Anzi, nell'annuale classifica di Reporters sans Frontieres, scende dal 73esimo posto nel 2015 al 77esimo nel 2016. Una situazione piuttosto allarmante, che ci vede in fondo rispetto agli altri paesi dell'Unione europea, eccezione fatta per Cipro, Grecia e Bulgaria, che sono in posizioni ancora più basse. Subito davanti all'Italia si piazza la Moldova, subito dopo Benin, Guinea Bisseau. Ma davanti a noi ci sono anche Paesi del sud del mondo come Burkina Faso e Botswana. Fra i motivi che pesano sul peggioramento ulteriore della situazione italiana, il fatto che, secondo quanto riporta l'organizzazione con sede in Francia, "fra i 30 e i 50 giornalisti" sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni. Nel rapporto vengono inoltre citati anche "procedimenti giudiziari" per i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks.

FINLANDIA IN TESTA - I Paesi del nord Europa dominano la classifica, con la Filnaldia che vince la medaglia del Paese più virtuoso, seguita sul podio da Olanda e Norvegia. La classifica è chiusa da Vietnam (175), Cina (176), Siria (177), Turkmenistan (178), Corea del Nord (179) ed Eritrea (180). Le brutte notizie non riguardano solo l'Italia: la regressione della libertà di stampa sembra un fenomeno globale, secondo Reporters sans Frontieres. "Tutti gli indicatori della classifica testimoniano un regresso. Molte autorità pubbliche stanno cercando di riprendere il controllo del loro Paese, temendo grandi aperture del dibattito pubblico", ha commentato Christophe Deloire, segretario generale dell'organizzazione.

AFRICA SORPASSA L'AMERICA - In particolare colpisce il passo indietro del continente americano, dove la situazione si è aggravata soprattutto a causa dell'uccisione di numerosi giornalisti nell'America centrale. In America latina, "la violenza istituzionale (in Venezuela, 139esimo, ed Ecuador, 109) e quella del crimine organizzato (Honduras, 137), l'impunità (Colombia, 134), la corruzione (Brasile, 104), la concentrazione dei media (Argentina, 54) rappresentano i principali ostacoli alla libertà di stampa", ha spiegato Reporter senza frontiere. In America del Nord, gli Stati Uniti (41) soffrono invece la cyber-sorveglianza e il Canada - che perde dieci posizioni, al 18esimo posto - ha visto la sua situazione degradarsi "durante la fine del mandato dell'ex primo ministro Stephen Harper".

E così, le Americhe sono finite dietro l'Africa, anche se la zona dell'Africa del Nord e del Medio Oriente resta la regione del mondo in cui i giornalisti sono "più sottoposti a pressioni di ogni sorta". In alcuni paesi in crisi, come Iraq (158), Libia (164) e Yemen (170), "esercitare la professione di giornalista denota coraggio", ha sottolineato Rsf, che ha accolto con favore il miglioramento della situazione in Tunisia (96esima, dopo aver guadagnato 30 posizioni), dove si registra "un consolidamento degli effetti positivi della rivoluzione".