Giovedì 16 Maggio 2024

Landini chieda scusa

GIULIANO CAZZOLA 

QUANDO si parla dello stabilimento Fca di Pomigliano il primo dovere del gruppo dirigente della Fiom dovrebbe essere quello di chiedere scusa. Ai lavoratori che pretende di rappresentare innanzi tutto: quelli che, in conseguenza di una ideologia malsana e irresponsabile, hanno rischiato di veder sfumare un’occasione di rilancio produttivo e tecnologico che in pochi anni ha trasformato una caterva di impianti obsoleti e sottoutilizzati in una realtà aziendale tra le più’ moderne ed avanzate in Europa, non solo nel settore dell’auto. Poi andrebbe chiesta scusa all’opinione pubblica, a cui, con la complicità di un mondo dell’informazione televisiva più attento a profetizzare sventure che a presentare i fatti, ha sentito raccontare per mesi che l’accordo grazie al quale veniva riaperto lo stabilimento di Pomigliano, in verità negava ai dipendenti dei diritti fondamentali fino a riportare le relazioni sindacali indietro di un secolo. Poi, magari, Maurizio Landini potrebbe riconoscere a Sergio Marchionne di aver mantenuto gli impegni e di aver portato Fca ai primi posti sul mercato globale. 

L’INTESA di quello stabilimento ha fatto scuola e ha profondamente modificato gli assetti della contrattazione rendendoli più prossimi alle concrete esigenze delle imprese, come ormai avviene in tutti i Paesi che hanno dimostrato capacità di innovazione. Oggi la multinazionale Fca non ha abbandonato l’Italia, come dicevano i profeti di sventura della Fiom e di quei settori della sinistra – purtroppo tanti – che le reggevano il sacco. Fca ha annunciato 1.500 assunzioni a Melfi e il rientro di 5mila lavoratori dalla cassa integrazione. Ha una esigenza produttiva, in una fase in cui il mercato dell’auto ha ripreso a tirare con tutte le positive conseguenze che questa ripresa avrà per il complesso dell’apparato produttivo. Rispondere, come ha fatto la Fiom, con la proclamazione di uno sciopero di 8 ore, alla richiesta di lavoro straordinario a Pomigliano è una linea di condotta sciagurata. I lavoratori – lo hanno già fatto in passato, insieme ai loro colleghi di Mirafiori e dell’ex Bertone – sapranno trovare la strada giusta. 

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