Sabato 4 Maggio 2024

La sfida del premier: basta segreti«Ora diro quanto spende l'Europa»

BRUXELLES «STIAMO discutendo di uno o due miliardi di differenza, possiamo metterli anche domattina». E comunque «non sarà una discussione sulle virgole a cambiare il nostro percorso». Arriva secca e stizzita la risposta di Matteo Renzi, indirizzata in realtà al presidente uscente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, e alla critiche per la pubblicazione online della lettera stessa. Renzi arriva a Bruxelles per il vertice dei capi di Stato e di governo per ultimo, quando tutti gli altri leader ci sono già. Renzi sceglie il momento del suo arrivo per lo scontro frontale con Barroso, in questi cinque anni molto più sensibile alle richieste di Berlino che a quelle di altre capitali. Fa la voce grossa. «Il nostro budget dice è messo molto bene: non vedo particolari problemi. Ci sono voci che abbiamo tenuto da parte e vedremo che cosa accadrà». Vuole sapere se «le tre espressioni usate dalla commissione sono oggetto di una valutazione identica in tutti i paesi». Come commenterà più tardi il suo portavoce, Renzi risponde «con la sciabola» a Barroso. Il premier si dice «stupito» per la sorpresa di Barroso nel vedere la lettera pubblicata sul sito del Mef. «Era stata anticipata su un importante quotidiano internazionale, il Financial Times». Segreti da svelare, dunque, non ce n'erano. Ma Barroso è meglio che si abitui: «L'era delle lettere segrete è finita». D'ora in poi «pubblicheremo non solo la lettera, ma tutti i dati economici di quanto si spende in questi Palazzi, e sarà molto divertente». Il messaggio di Renzi è chiaro: criticano i conti italiani e il modo di fare dell'Italia, ma l'Ue almeno quella di Barroso non ha nulla da insegnare. E che comunque «siamo disposti ha aggiunto a ragionare a livello tecnico e trovare soluzioni». RENZI attacca Barroso perché il portoghese ormai è al capolinea: a Strasburgo ha pronunciato il suo discorso di addio in un'Aula del Parlamento europeo mezza vuota, ormai le attenzioni sono a Jean-Claude Juncker e al suo piano di investimenti da trecento miliardi, e lo stesso Juncker ha promesso quella flessibilità mancata con Barroso. È vero anche che Juncker garantirà continuità con l'esecutivo Barroso, ma l'hanno detto gli uomini del portoghese, non legati al patto Ppe-Pse che vincola invece Juncker e il suo mandato. Attenti però: le reazioni di Renzi potrebbero sortire l'effetto contrario: se è vero che l'Italia può trovare le risorse mancanti che Bruxelles chiede, gli altri partner Germania in testa potrebbero chiedere a Renzi e Padoan di metterle davvero. Emanuele Bonini