Martedì 21 Maggio 2024

LA SERIE A DEI VECCHI SI ARRICCHISCE

Alessandro Fiesoli IL CALCIO italiano è tra le prime dieci aziende del paese (stima di Mediobanca), con un fatturato pari a 2,7 miliardi di euro e un giro di affari complessivo valutato in 13 miliardi di euro. Riceve un miliardo e 16 milioni dai diritti tv, ma galleggia sui debiti (3,7 miliardi aggregati, una perdita di 317 milioni), e dal punto di vista sportivo la serie A è il campionato più vecchio d'Europa (età media di 27,3 anni contro il 25,6 della Bundesliga), con il 54,1% di stranieri (solo Cipro e Inghilterra ne hanno di più) ed è all'ultimo posto per l'utilizzazione dei giovani prodotti dal vivaio: la miseria dell'8,4%, contro il 23,6% della Francia. La morale? Il calcio italiano presenta numeri da kolossal, soffre ma tiene, incassa ma continua a pagare ingaggi troppo alti (1.456 milioni il totale), con un equilibrio finanziario delicato e sostenuto dalle banche, e si può dire che sta peggio sotto l'aspetto sportivo, visti i dati sui giocatori, e che non faranno felice Conte, che economico. Emerge il contrasto fra la qualità del prodotto e la sua commercializzazione. La serie A, come valore televisivo, è seconda solo alla Premier League, ma si pensa poco a migliorarne la qualità, e c'è l'esigenza di un progetto di rilancio tecnico. E' la foto di gruppo, contrastata, luci e ombre, emersa dal Report Calcio 2015, lo studio della Figc con la fondazione Arel e Pwc, presentato a Coverciano nell'ambito del seminario organizzato dall'Unione stampa sportiva. Il presidente Tavecchio e il general manager della Figc Uva, l'ex premier Enrico Letta per Arel e Emanuele Grasso per Pwc, Marco Brunelli direttore della Lega e Marco Bogarelli presidente di Infront (il potentissimo advisor che vende i diritti tv del calcio), una lezione tecnica di Maurizio Sarri («Serve un'identità più italiana, nell' Empoli tredici giocatori arrivano dal vivaio»), il calcio femminile, con il ct Cabrini, e il presidente degli allenatori Renzo Ulivieri. Gli stati maggiori del calcio si sono confrontati in un dibattito coordinato Luigi Ferrajolo, presidente dei giornalisti sportivi, e che si concluderà oggi con gli interventi di Conte e Tavecchio. «In tempi di crisi, il calcio ha tenuto, il bicchiere è mezzo pieno», l'analisi di Enrico Letta. Con limiti e problemi non nuovi (a cominciaere da stadi in gran parte inadeguati), un patrimonio netto ridotto a 273 milioni, ma una grande forza d'urto: suo il 25% del totale dei tesserati in tutti gi sport, con 1.600 partite al giorno, una forte spinta all'integrazione (53.805 stranieri tesserati, di cui 9.793 minorenni, albanesi e romeni in testa) e fonte di guadagno in occasione dei grandi eventi, come la finale 2014 di Europa League a Torino, che ha avuto un impatto pari a 17,5 milioni, di cui 12,6 a beneficio della città. La situazione peggiora scendendo in serie B e il Lega Pro. Ha bisogno di riforme, il calcio italiano, come un tetto alle rose, spera nell'arrivo di capitali stranieri, ma deve cominciare, per dirne una, a credere di più nei propri giovani, per un futuro migliore.