Mercoledì 8 Maggio 2024

La festa è già finita

di Gabriele Canè

CONTRORDINE compagni: Tsipras è un bravo ragazzo, rappresenta il futuro e illumina anche il presente. Ma se vuole giocare nel nostro cortile, deve stare alle nostre regole. Se no, ognuno a casa propria. Insomma, è bastato veramente poco perché il compagno Tsipras passasse dalle pacche sulle spalle, alle pacche e basta. E’ bastato poco perché il sole dell’avvenire calasse dietro il Pireo, gettando ombre lunghe sull’orgia di elogi mediatici piovuti da tutto il mondo <avanzato>, e sull’amicizia dei governi progressisti italiano e francese. Che certo auspicano ancora un accordo tra la Troika e Atene. Ci mancherebbe. Ma nel frattempo stanno bene allineati in fila longobarda, come direbbe Brancaleone, dietro le istituzioni politiche e monetarie internazionali. Dedite a un lavoro che assomiglia molto vagamente alla beneficenza. Il problema, è che di tanta beneficenza ha invece bisogno la Grecia. Un Paese tecnicamente fallito da anni, ridotto in miseria da politiche sconsiderate e da una sconsiderata adesione a un’Europa a cui è economicamente estraneo. Intendiamoci. L’unico che non ha nulla di cui pentirsi in queste ore convulse, è proprio Tsipras. LUI HA fatto il suo mestiere, promettendo al suo popolo di mangiare tutti i giorni, e di trovare il modo di piegare la rigidità dei Draghi e delle Merkel. Con questo programma ha vinto le elezioni e si è presentato ai tavoli comunitari. Dove non hanno potuto togliergli neppure la cravatta, perché ha avuto l’accortezza di lasciarla a casa, come nel giorno del giuramento. Ha scelto pure un ministro delle Finanze senza cravatta e con la mascella volitiva, Varoufakis, senza però riuscire a spaventare l’omologo tedesco Schaeuble, inflessibile vestale del rigore. Insomma, a pochi giorni dal voto, stiamo scoprendo quello che la stucchevole apologia del nuovo aveva coperto: Tsipras e la sua Grecia in questa Europa non ci stanno. Come forse non ci stanno certe idee dei 5Stelle o della Lega, molto simili a quelle del leader di Syriza. Con la differenza che loro sono considerati dei provocatori dai nostri soloni, mentre lui concorreva alla beatificazione progressista. Detto questo, converrà a tutti che Atene sopravviva; che i duri di oggi si ricordino dei favori ricevuti; e che certe albe dorate vanno giudicate con più cautela. Perché si scopre che invece sono dei tramonti.

di Gabriele Canè