Venerdì 17 Maggio 2024
RAFFAELE MARMO
Politica

Antonio Tajani: "Il nostro impegno col Ppe a tutela della democrazia. Aiuti contro le fake news"

Il leader di Forza Italia sarà capolista alle Europee in quattro circoscrizioni. "Il voto per Bruxelles non avrà effetti sul governo. Anzi, ne usciremo rafforzati". L’informazione? "Un settore cruciale, siamo impegnati a sostenerlo"

Roma, 8 maggio 2024 – È partita la volata finale per il voto europeo: qual è la posta in gioco?

"La posta in gioco è eleggere una squadra di eurodeputati che conosca i meccanismi dell’Europa e sappia lavorare per renderla più forte e più capace di risolvere i problemi dei cittadini – esordisce Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri – Non dobbiamo vivere ossessionati dalla “conta”, dalla verifica dei rapporti di forza fra i nostri partiti politici sulla scena nazionale. Il successo si misura dalla qualità delle persone che eleggeremo, non sulla vittoria ideologica di una impostazione politica lontana dai bisogni dei popoli europei. Questa è la posta in gioco".

Il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, Antonio Tajani
Il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, Antonio Tajani

Una posta in gioco decisiva per Forza Italia come partito europeista.

"Sì, in questo momento politico in Italia c’è bisogno di aggregare e dare visibilità alle forze popolari europeiste. Dopo la morte del nostro fondatore Silvio Berlusconi, abbiamo dimostrato di essere un partito serio, credibile, affidabile, responsabile e con una forte organizzazione territoriale capace di infondere sui territori i valori nei quali ci riconosciamo. Ce l’abbiamo fatta, siamo saldi sulle nostre gambe. Ma capaci di andare avanti: dobbiamo, dunque, rappresentare idee equilibrate ma forti, in Italia e in Europa. Possiamo farlo".

Per questo ha deciso di candidarsi in prima persona?

"Per due motivi. Primo perché quando c’è una mobilitazione straordinaria da parte di tutti, il leader deve dare il buon esempio. E guidare nella campagna elletorale il suo partito. Secondo: perché voglio che durante questo periodo si parli dei temi concreti che riguardano l’Europa e delle ricadute che ci possono essere in Italia dalle decisioni di Bruxelles. Ecco ho perché ho messo in campo trent’anni di esperienza europea. Sono l’unico in Italia ad aver partecipato alla vita delle tre istituzioni di Bruxelles: come Commissario, poi come presidente del Parlamento europeo e adesso come membro del Consiglio dei 27 ministri degli Esteri".

Quale ruolo possono avere Forza Italia e il Ppe nei futuri assetti?

"In Europa, Forza Italia sarà il primo partito italiano ad avere un ruolo decisivo. I nostri rappresentanti saranno determinanti perché sono nel Partito popolare europeo. E il Ppe sarà la prima formazione politica, esprimerà il Presidente della Commissione e del Parlamento e orienterà molte scelte europee. Ripeto: noi di Forza Italia siamo il Ppe".

Quali riflessi può avere il voto sullo scenario interno, in Italia?

"Il voto europeo non avrà effetti sul governo. Non sarà una rivoluzione per il centrodestra e per la politica italiana. Confermerà la forza della nostra coalizione, e se ci sarà un cambiamento nei rapporti di forza tutto sarà gestito con equilibrio. L’unico vero sviluppo potrebbe essere questo: una buona conferma di sostegno al governo potrebbe permettere all’esecutivo di lavorare più efficacemente sulle riforme e ai provvedimenti da prendere".

Si registra in Europa e in Italia soprattutto una crisi ormai strutturale del sistema dei media e dell’editoria giornalistica. Non ritiene che sia anche un problema per la qualità dell’informazione e, dunque, della stessa democrazia?

"Voi lo sapete, io sono giornalista, seguo il mondo dell’informazione per il mio impegno politico, ma mi sento ancora pienamente giornalista, coinvolto in questo mondo. Il settore editoriale risente più di altri delle difficoltà economiche dei sistemi industriali anche a causa dei costi incrementati dell’energia e della carta e queste difficoltà si sommano a una diversa domanda di informazione che non aiuta la stampa e il giornalismo nazionale e locale. Le dinamiche pubblicitarie stanno privilegiando le realtà digitali internazionali a discapito del nostro sistema informativo che dobbiamo sostenere e difendere".

La crisi si incrocia con una vera “pandemia di fake news”, tanto più grave in vista di passaggi elettorali decisivi per il mondo occidentale. Quali rischi corriamo?

"Le crisi e i drammatici conflitti mondiali in corso alimentano una pericolosa guerra ibrida con un potenziale disorientamento e una conseguente sfiducia nelle istituzioni e una relativa disaffezione al voto e alla partecipazione democratica. Guardiamo a quello che sta facendo la Russia per destabilizzare l’Europa mentre è impegnata nella sua guerra in Ucraina. Abbiamo di fronte scadenze elettorali decisive per il nostro futuro e la migliore risposta è certamente quella di unire le forze come è stato fatto più volte in Europa sia con l’European Media Freedom Act sia con il recente Ai Act per governare l’intelligenza artificiale".

Come proteggere, dunque, i cittadini dai pericoli indicati e rilanciare un’informazione giornalistica di qualità?

"Il nostro Paese ha un valido sistema di sostegni economici al mondo dell’editoria: ci sono aiuti diretti e indiretti che abbiamo confermato anche in presenza di un momento complesso dei conti pubblici. Certamente oggi i nuovi scenari, la forza preponderante del mondo digitale e degli “Over the Top”, assieme con la riduzione degli introiti pubblicitari ci portano a dover rivedere alcuni parametri per tutelare il nostro sistema nazionale dell’informazione e per non far arretrare il nostro sistema democratico".

Non appare sempre più urgente intervenire con misure significative di sostegno economico al settore?

"Il governo e il mio partito si sono impegnati a ripristinare il pieno sostegno all’editoria. Le misure straordinarie erano state introdotte per sostenere la crisi pandemica e sono state sospese alla fine della pandemia, ma è evidente che le difficoltà non sono terminate e che un nuovo sistema di sostegni dovrà essere valutato dal governo. Il sostegno all’editoria è un sostegno alla democrazia italiana".