Venerdì 10 Maggio 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Il prezzo dei due Stati

FORSE non l’aspettava nemmeno. Ma a Netanyahu la telefonata di congratulazioni del Presidente Usa ieri non è arrivata. Dopo il suo polemico intervento al Congresso sull’Iran, il premier sa che fra lui ed Obama c’è il gelo. Puntuale da Washington è giunta una doccia fredda, per bocca del portavoce della Casa Bianca, che ha biasimato le dichiarazioni di Netanyahu sulla sua determinazione a impedire la costituzione di uno Stato palestinese. "Noi invece restiamo persuasi che la soluzione dei due Stati sia la più indicata per ridurre le tensioni nella Regione". La conferma di Netanyahu alla guida di Israele è dunque fonte di angustia negli Stati Uniti, come nell’Unione europea. I primi messaggi europei di congratulazioni per la sua vittoria sono stati accompagnati da esortazioni a riprendere trattative di pace. Ma il premier non sembra intenzionato a deflettere dalla propria linea rigida.

La questione di un ritiro israeliano dalla Cisgiordania per il momento "proprio non si pone", ha affermato il ministro per le questioni strategiche Yuval Steinitz. Basta guardare al ritiro israeliano da Gaza, o a quello americano dall’Iraq, per comprendere che le zone evacuate sono destinate a cadere prima o poi nelle mani di milizie islamiche agguerrite. Lo stesso presidente dell’Anp Abu Mazen si rende conto che una rinuncia al controllo militare israeliano della Cisgiordania significherebbe condannarla a diventare una seconda Gaza: ossia a diventare «Hamasland».

COSA possono attendersi da Netanyahu i palestinesi della Cisgiordania? Sostanzialmente il mantenimento dello status quo. Di fronte agli sconvolgimenti nel Sinai e sul Golan Israele non può rischiare caos anche in Cisgiordania. Di fronte a questo sviluppi la leadership palestinese ha dovuto convocare una riunione di emergenza. Se Israele vuole congelare la situazione in Cisgiordania, l’Anp passerà all’offensiva a livello internazionale. Ad aprile, alla Corte dell’Aja, la Palestina vuole sollevare la questione della colonizzazione e chiedere un esame di atti di guerra dell’esercito israeliano a Gaza, che potrebbero rappresentare crimini di guerra. In passato, Israele poteva contare sulle pressioni o sul veto degli Usa. Ma adesso Obama potrebbe esigere da Netanyahu un prezzo politico salato.