Venerdì 3 Maggio 2024

Mogol: "Portiamo nelle scuole i testi di valore poetico. Basta conservatorismi"

Dialogo con Giulio Rapetti. "La proposta di Franceschini sarebbe un bel passo avanti"

Giulio Rapetti in arte Mogol (Foto Crocchioni)

Giulio Rapetti in arte Mogol (Foto Crocchioni)

Giulio Rapetti in arte Mogol, anzi, ora anche all'anagrafe: lei che ha fatto la storia della canzone italiana, come paroliere... "Alt, ferma lì. C'è un errore".

Quale? "Paroliere è quello che fa le parole crociate, ha presente le caselle bianche e nere? La qualifica giusta è un'altra".

Cioè? "Autore. Noi siamo autori e non capisco perché si debbano usare termini che cambiano anche i connotati della nostra professione. Adesso pare che la presidente della Federazione Autori voglia intervenire con una nota pubblica su questo argomento, speriamo sia vero perché succede solo nel nostro caso. Lei sarebbe contenta se la chiamassi giornalaia? Ognuno ha la sua definizione in base al ruolo che svolge. Chi di professione guida un mezzo si chiama autista, no? Chi scrive testi di canzoni si chiama autore".

Se è per questo c'è anche chi la definisce poeta "Sì me l'hanno detto in tanti ma lasciamo perdere, non è questo che volevo rivendicare ma solo il diritto ad essere riconosciuti per quella che è la nostra professione. Chiusa parentesi".

Allora ricominciamo: lei che ha fatto la storia della canzone italiana, come autore, cosa pensa della proposta lanciata da Franceschini? "Che sarebbe una bella iniziativa, credo che la maggior parte delle persone la pensi come lui. A patto però che si portino nelle scuole testi di valore poetico. Perché il cuore del problema è che sarebbe ora di smetterla con i conservatorismi".

Si spieghi meglio "La cultura accademica è sempre stata contro quella popolare, almeno fino al 2013 quando ho ricevuto dall'Università di Palermo la laurea Honoris Causa in Teoria della comunicazione. La sostanza delle motivazioni era proprio quella, che per merito mio è caduto il muro fra le due culture. Di sicuro se si facesse quello che dice Franceschini sarebbe un altro bel passo avanti: se qualcosa ti trasmette emozione, che sia un brano musicale o un quadro piuttosto che un libro, ha lo stesso diritto di cittadinanza. Certo, a patto di fare le scelte giuste".

Sarebbero? "Bisogna portare nelle scuole testi che abbiano un valore poetico".

Quello a cui Mogol è più legato? "Sogno il mio paese infine dignitoso... non più preda di facili entusiasmi e ideologie alla moda...".

Liberamente tratto da "Una giornata uggiosa", scritta con Lucio Battisti: come mai lo ama tanto? "Non so, è quello che mi torna sempre in mente, tutti i giorni. Forse perché 35 anni dopo siamo ancora qui a sognare. E a sperare".

Nel frattempo però non ci sono più né gli autori né i cantautori di una volta: o no? "Soprattutto per quanto riguarda la canzone popolare lo spessore si è molto ridotto, purtroppo. Dalla mia scuola sono già usciti 2500 diplomati e l'ultimo prodotto è un disco interessante, innovativo, le canzoni di Mogol-Battisti rivisitate in chiave rock dai "New Era", un gruppo di ragazzi dove ci sono anche la figlia di Wess, il figlio di Rocky Roberts e Lorenzo Campani che ha fatto "Notre Dame de Paris". Ma il problema, non solo nostro, è la promozione".

In che senso? Alle radio e in tv si pensa solo a realizzare il profitto immediato, non alla qualità. Se c'è una con la barba diventa automaticamente personaggio, se ci fosse un gemello con due teste scommetto che gli farebbero fare subito un duetto...ma un fenomeno vero in giro non lo vedo. E non mi pare che negli ultimi anni siano nate canzoni di quelle che ti restano dentro per una vita. Anche nel nostro campo siamo scesi di livello ma non c'è da meravigliarsi, è la sorte toccata a tutto il Paese".

Conclusione? "Speriamo che sia meglio l'altro mondo".