Mercoledì 1 Maggio 2024

Terremoto tra Iraq e Iran, oltre 400 morti. Tanti in trappola, corsa disperata

Si aggrava il bilancio delle vittime della scossa di magnitudo 7.3 che ha colpito la zona di confine tra i due Paesi. Più di 6mila feriti

La devastazione del terremoto in Iraq (Ansa)

La devastazione del terremoto in Iraq (Ansa)

Teheran, 13 novembre 2017 - Si aggrava il bilancio del violento terremoto tra Iraq e Iran. Il numero dei morti è di oltre 400, più di 6.650 i feriti, e la stima è destinata a peggiorare. Nell'area si contano infatti oltre 500 villaggi che i soccorritori stanno raggiungendo in queste ore, con persone ancora sotto le macerie. Il sisma, di magnitudo 7.3 (l'ultima stima dell'Usgs), ha interessato ieri la zona di confine tra i due Paesi, con più di cento scosse di assestamento. Nella Repubblica islamica la quasi totalità delle vittime, mentre nel Kurdistan iracheno il bilancio è di 6 morti.

Il vero e proprio cuore della tragedia, in Iran, è stata la località di Sarpol-e-Zahab, a ridosso del confine iracheno, dove in particolare il crollo di un complesso residenziale nuovo ha intrappolato 200 persone, sommerse dalle macerie. Di queste un centinaio sono state già state estratte, morte. Intanto montano le polemiche nelle città colpite dal terremoto, dove le case costruite da privati hanno resistito a scapito degli edifici costruiti dal governo, come scuole, università, ospedali ed addirittura le case comunali del progetto Mehr, avviato durante il periodo dell'amministrazione Ahmadinejad e proseguito durante l'amministrazione del riformista Hassan Rohani. 

Nella provincia iraniana di Kermanshah, sono stati indetti tre giorni di lutto. Qui cinque monumenti storici a Qasr-e Shirin, Dalahu e Sarpol Zahabh sono andati distrutti.  Le autorità hanno disposto la chiusura di scuole e università mentre sono chiamati a presentarsi al lavoro tutti i dipendenti governativi. Particolarmente difficile la situazione a Darbandikhan, dove l'ospedale è stato severamente danneggiato ed è ancora senza corrente elettrica. Almeno 30 i feriti nella cittadina. 

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AIUTI DALLA TURCHIA - La tragedia riavvicina la Turchia ai curdi iracheni. Il premier turco Binali Yildirim ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime, annunciando che la prima tranche di aiuti è stata già consegnata da un aereo militare: cibo, medicine e 250 tende nella città di Sulaymaniyah, epicentro del sisma. "La Turchia è al fianco delle vittime del terremoto che ha colpito il nord dell'Iraq, li consideriamo nostri fratelli", ha detto Yildirim. Un primo convoglio di aiuti è stato già consegnato per cercare di far fronte alle necessità alimentari e sanitarie della popolazione. Dopo mesi di polemiche legate al referendum che lo scorso 25 settembre ha sancito l'indipendenza del Kurdistan Iracheno (il cui risultato è stato poi congelato), la Turchia si riavvicina all'Iraq del nord manifestando solidarietà e inviando aiuti. Il perfetto contrario delle ritorsioni economiche e della chiusura del confine, più volte oggetto di minaccia da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nelle scorse settimane, che avrebbero al contrario messo in ginocchio la già debilitata economia dell'intera regione.

GENTILONI - Anche il premier Paolo Gentiloni è sceso in campo. "Terremoto Centinaia di vittime in #Iran e #Iraq Italia vicina a chi soffre e pronta a offrire aiuti ai paesi colpiti", ha scritto su Twitter. 

PAPA - Il Papa è "profondamente addolorato" per il "grave terremoto" che ha colpito l'Iraq e l'Iran e assicura a "tutti i colpiti da questa tragedia la sua solidarietà nella preghiera". Lo si legge in due messaggi di cordoglio inviati a firma del card. Pietro Parolin, segretario di Stato.

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