Mercoledì 24 Aprile 2024

Mosul, tre anni di Califfato nelle mani dell'Isis

Era il 29 giugno del 2014 quando al Baghadadi dichiarò al mondo la nascisa dello Stato Islamico nella moschea di al-Nuri

Una vista aerea della zona dove si trovava la moschea di al-Nuri (Ansa)

Una vista aerea della zona dove si trovava la moschea di al-Nuri (Ansa)

Mosul, 29 giugno 2017 - Mosul liberata nello stesso giorno, tre anni dopo, in cui al Baghadadi annunciava la nascita del Califfato, il 29 giugno. A 300 chilometri a nord di Baghdad e con un milione e mezzo di abitanti, è la seconda città dell'Iraq. Dal giugno 2014 è sotto il controllo delle milizie dell'Isis. 

Quel 29 giugno 2014 Abu Bakr Baghdadi dichiarò al mondo di essere il leader di un territorio che si estendeva dal nord della Siria e al nord dell'Iraq. E Mosul era strategica per l'Isis:  ultimo grande centro ancora sotto il controllo jihadista nel Paese e vicina alla Siria. 

Per la sua grandezza, la conquista della città è stata una battaglia complicata più di Falluja o Ramadi. Mosul è abitata da una grande maggioranza sunnita, proprio come i miliziani dell'Isis, mentre il governo e l'esercito iracheno sono prevalentemente sciiti. 

Vi vivono 7.000 ex ufficiali delle forze armate di Saddam Hussein e altri 100.000 ex militari, molti dei quali furono cacciati nel processo di 'de-baathificazione', dal nome edel partito Baath di Saddam, avviato dopo l'invasione americana nel 2003. Molti di questi ex combattenti  si sono schierati con le forze del Califfato. 

Per riconquistarla le forze di Baghdad hanno dovuto tenere conto non solo dell'aspetto militare, ma anche di quello umanitario, infatti da ottobre 2016, inizio dell'operazione militare, sono fuggiti da Mosul più di 650.000 persone. 

La città è divisa dal Tigri e il governo di Baghdad ha annunciato la liberazione della metà orientale della città nel gennaio del 2017. Un mese dopo la grande offensiva finale.