Lunedì 6 Maggio 2024
DAVIDE NITROSI
Esteri

Brexit, Fitoussi: basta Europa delle élite

"Una rivoluzione per salvare la Ue: il problema non è Londra, ma l’austerità. Subito un Eurobond"

Jean-Paul Fitoussi (Ansa)

Jean-Paul Fitoussi (Ansa)

Bruxelles, 24 giugno 2016 - «IL PROBLEMA non è Brexit o non Brexit, ma il fatto che le nostre élite abbiano costruito gli Stati disuniti d’Europa». Jean-Paul Fitoussi, economista, professore a Sciences-Po a Parigi e alla Luiss di Roma, non si ferma alla scelta di Londra.

Dove sta la fragilità di questa Unione europea?

«Sta nel fatto che è un’Europa costruita per chi ha una laurea e una posizione che gli consente di godere i vantaggi dello stare in Europa, ma esclude le altre fasce della popolazione. È una costruzione dell’Europa sbagliata, che porta a una generalizzata assenza di fiducia reciproca fra i Paesi».

E infatti l’anno scorso si parlava di Grexit...

«La Grecia, appunto. La reazione dell’Europa è stata quella di fare soffrire il popolo greco. E oggi i greci, come tutti i popoli che hanno sofferto per causa delle politiche economiche europee, hanno scelto i partiti populisti. L’errore nella costruzione dell’Europa sono state le politiche adottate per contrastare la crisi economica».

Lo vediamo anche in Francia con l’ascesa di Le Pen.

«In Francia i lepenisti sono il primo partito. E in Italia i grillini sono cresciuti moltissimo come abbiamo visto. Ma è un fenomeno indipendente dalla Brexit».

Ovvero?

«È causato dalle politiche di austerità che hanno provocato l’aumento della disoccupazione e della precarietà».

Invece di promuovere investimenti, per anni sono stati imposti solo tagli. È questo l’errore profondo dell’Europa?

«Sono state imposte solo riforme strutturali, come quella del mercato del lavoro che ha prodotto precarietà o delle pensioni che ha tolto sicurezza. Ma queste non sono le ragioni per cui abbiamo costruito l’Europa, i padri fondatori non volevano costruire uno spazio di libero mercato, che poi è il sogno della Gran Bretagna».

E quindi che servirebbe?

«Un atto di fiducia verso l’Europa sarebbe quello di fare subito un Eurobond. Questo salderebbe la fiducia fra Paesi. Ma bisogna avviarlo rapidamente, perché se si costruisce un aggancio fiscale fra i Paesi dell’Europa, si rafforza anche la solidarietà reciproca».

Tocca ai leader europei..

«Ma c’è una carenza di leader e una struttura di potere sbagliata in Europa».

Chi comanda in Europa?

«Oggi non lo sappiamo. Non sappiamo neppure chi è a favore davvero dell’Europa. La Germania è leader de facto, non de jure».

Al di là del risultato, il referendum inglese segna la fine della spinta propulsiva della Ue?

«Forse, perché altri Paesi, come la Polonia, potrebbero essere tentati di rinegoziare la loro posizione nell’Unione».

Anche un Paese come la Francia vorrebbe rinegoziare la sua posizione nella Ue se nel 2017 la Le Pen dovesse vincere?

«Sicuro. Se Le Pen e Beppe Grillo dovessero salire al potere avrebbero la tentazione di rinegoziare la posizione dei loro Paesi in Europa. Anche questo indipendentemente dalla Brexit»

Fra pochi giorni si vota in Spagna: Podemos è su posizioni critiche verso Bruxelles.

«Podemos non è il frutto della propaganda sulla Brexit, ma è nato dal fatto che in Spagna la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 60%, mentre i governi di Madrid accettavano misure durissime per stare in Europa. Le conseguenze della crisi e di come è stata affrontata hanno già mostrato i loro risultati con le elezioni europee di due anni fa».

Professore, ma fra le forze politiche chi ci salverà?

«C’è il deserto in giro».

Socialisti e popolari hanno esaurito la loro forza?

«Sono quasi spariti, e non hanno mantenuto più nulla della loro tradizione. I socialisti francesi ormai fanno politiche di destra. Nessuno li riconosce più».

E quindi?

«Mi aspetto un grande choc in Europa. E quando accade uno choc, gli uomini si ribellano».

Una rivoluzione francese per l’Europa?

«Potremmo dire così. Ma non violenta, oggi non serve la violenza. Ci sono tanti governi che hanno chiesto una gestione diversa dell’Europa. Il governo italiano. Renzi ha messo spesso sul tavolo a Bruxelles il problema, ma non ha trovato alleati in Europa. Neppure la Francia lo ha sostenuto».

Tocca ai partiti progressisti costruire una nuova via?

«Deve nascere dal cambiamento di prospettiva per l’Europa, e deve avere come primo obiettivo la piena occupazione e il benessere della popolazione».