Lunedì 6 Maggio 2024
ANDREA CANGINI
Editoriale e Commento

Si è aperta la caccia al cinghiale

Avendo criticato quando c’era da criticare, attaccato quando c’era da attaccare e spalleggiato quando era in gioco l’interesse del Paese, abbiamo la coscienza a posto. Il Carlino, e col Carlino il Quotidiano nazionale, non è mai stato pregiudizialmente ostile a Matteo Renzi ne’ lo ha mai “servito” pedissequamente. Ne è nato un rapporto teso, ma franco. Intellettualmente onesto. Anche se l’allora premier si lamentava, anche se protestava con l’editore, anche se faceva filtrare larvate minacce. Fa parte del gioco, della naturale dialettica tra informazione e potere. Ma ora che è partita la caccia al cinghiale, vedendo il Fiorentino nel ruolo del quadrupede e ricordando la parabola umana e politica di Bettino Craxi, ci verrebbe voglia di difenderlo. Di schierarci al suo fianco contro le procure e contro chi oggi lo attacca dopo averlo fino a ieri incensato. Non lo faremo. Non lo faremo perché abbiamo seri dubbi sulla combriccola di Rignano sull’Arno.

Sulle bramosie di certi renziani, sullo spirito di clan che da sempre caratterizza quel gruppo politico. Non possiamo non notare, però, il dilagante opportunismo. Le repentine sterzate politiche di ex bersaniani divenuti renziani ora convertiti al Verbo di Orlando. Il silenzio vile di certi capobastone del Pd che grazie a Renzi hanno accumulato potere e posizioni. La conversione ad U di giornali come la Repubblica dell’ingegner De Benedetti... roba da ritiro della patente. Dinamiche da anni Quaranta: tutti fascisti finché il Fascismo teneva, tutti antifascisti col Fascismo in crisi. Gli stessi che per anni hanno esaltato Matteo Renzi o che, tacendo, l’hanno assecondato, già prenotano posti in prima fila a piazzale Loreto per assistere compiaciuti all’esposizione del suo cadavere politico.

Fa, poi, accapponare la pelle il fatto che gli scissionisti del Pd non escludano di votare a favore della mozione di sfiducia ai danni del ministro renziano Luca Lotti, di cui, con tutto il male che se ne può legittimamente pensare, a oggi non risultano azioni criminali né atti politici compiuti attorno alla mangiatoia Consip. Gli stessi che imputavano a Renzi un pericoloso cedimento al qualunquismo grillino, ora ipotizzano di mettersi a rimorchio di una mozione pentastellata. Imbarazzante. Soprattutto per uno come Massimo D’Alema. Matteo Renzi ha compiuto gravi errori politici, ha pagato il prezzo di un’arroganza congenita ed è possibile che all’ombra del Giglio magico si siano consumati anche dei reati. In attesa, però, che il quadro giudiziario si chiarisca, possiamo già dire dove non saremo se e quando il cinghiale verrà infine ucciso: noi non saremo a piazzale Loreto.