Sabato 4 Maggio 2024

DiCaprio sente profumo di Oscar. "La statuetta è nella mani di Dio"

La star a Roma presenta "Revenant": un'esperienza fisica e spirituale

Leonardo DiCaprio a Roma alla prima del film "Revenant – Redivivo"

Leonardo DiCaprio a Roma alla prima del film "Revenant – Redivivo"

Roma, 17 gennaio 2016 - È una star di prima grandezza da quando, appena ventenne, ha fatto innamorare e piangere, con “Titanic”, milioni di ammiratrici in tutto il mondo. Venerdì sera, una folla di ragazze scatenate, lì dalla mattina, lo ha accolto alla Casa del Cinema, a villa Borghese, per assistere al suo passaggio sul tappeto rosso. Un tale delirio di «Leo, Leo», che la mamma, con lui in questa trasferta romana, si è commossa. Sempre impeccabile, sorridente e professionale, ha fatto tappa a Roma per presentare, con il regista Alejandro González Iñárritu, “Revenant – Redivivo”, da ieri nelle sale, candidato a ben dodici premi Oscar. Per DiCaprio, cinque volte candidato ma mai vincitore, potrebbe essere la volta buona.

FILM AVVINCENTE, dal respiro epico, costato 135 milioni di dollari, “Revenant” è ispirato alla storia vera di Hugh Glass, che nel 1823 guida un gruppo di cacciatori di animali da pelliccia verso il Missouri, nella ex Louisiana francese, oggi South Dakota. Zona di maestosa bellezza, tra corsi d’acqua gelidi, cascate, montagne e boschi innevati, dove Glass si trova da solo a lottare per la sopravvivenza, dopo essere stato aggredito da un orso e essere stato abbandonato dai compagni di spedizione che lo avrebbero dovuto assistere. Per Iñárritu, «non un western, ma un viaggio fisico e spirituale», girato tra Argentina e Canada, e con un uso sapiente di effetti al computer.

DiCaprio, molti ritengono che, dopo la vittoria ai Golden Globe, questa volta anche l’Oscar sarà suo. Quanto è importante per lei il premio dell’Academy?

«Siamo stati tutti molto contenti per l’accoglienza ricevuta dal film perché quando ti impegni così tanto, fa piacere vedere che i tuoi sforzi vengono riconosciuti. E non parlo solo della mia interpretazione. Certo, non è questa la ragione per cui decidi di fare un film. L’obiettivo è fare un lavoro artisticamente valido. Poi, vuoi che la gente lo vada a vedere e allora un premio magari può aiutare. E può servire anche a convincere i finanziatori che vale la pena rischiare, fare film come questo. Considero “Revenant”, a cui abbiamo dedicato un anno di lavoro e fatiche (Alejandro anche cinque, sei anni), non soltanto un film, ma un capitolo della mia vita. Un’esperienza profonda, quasi viscerale. Se è la volta buona per l’Oscar? Questo è nelle mani di qualcun altro, magari di Dio. Come dice il mio personaggio nella sceneggiatura originale, in una battuta che mi ha colpito molto: la vendetta è nelle mani di Dio».

Una parte con poche battute ma di grande impegno fisico.

«Mi domandavo come avrei fatto a rendere questo personaggio che quasi non parla e quando lo fa, ha grande difficoltà, perché l’orso lo ha ferito anche alla gola. Con Alejandro avevamo a lungo discusso su come avremmo affrontato questo viaggio senza parole. E questa era una delle cose che mi interessavano di questa prova. Ma poi, tutte queste incertezze si sono dissolte quando ci siamo trovati immersi nella natura e abbiamo affrontato tutte le difficoltà che ha comportato ricostruire la lotta di Hugh Glass per la sopravvivenza. Penso che Alejandro sia riuscito come mai nessuno prima d’ora a esaltare la maestosità dei paesaggi e insieme la dimensione interiore del personaggio, i suoi sentimenti».

È noto il suo impegno ambientalista. Girando questo film, in cui la natura appare in tutta la sua bellezza e forza, ha appreso qualcosa che non sapeva?

«Per generazioni la storia di Hugh Glass è stata tramandata con racconti fatti intorno al fuoco, fra gli uomini di frontiera americani, proprio perché il suo significato fondamentale è la capacità dell’uomo di sopravvivere alla natura o di dominarla. Un altro tema riguarda i diritti delle popolazioni indigene. Vivono in luoghi di straordinaria bellezza e dove si trovano risorse importanti, e la corsa all’ovest è avvenuta proprio per sfruttare queste risorse: prima le pelli, poi l’oro, poi il petrolio. Non impariamo niente dalla storia e per avidità continuiamo a sfruttare territori e popolazioni. Abbiamo constatato di persona l’effetto del cambiamento climatico, perché bastava la differenza di pochi gradi per avere un ambiente completamente innevato oppure, al contrario, completamente secco, arido. E su questi temi sto realizzando un documentario che uscirà il prossimo anno. Facendo questo film abbiamo potuto constatare di persona qual è il potere della natura e, al tempo stesso, la sua fragilità».