Venerdì 17 Maggio 2024
STEFANO BROGIONI
Cronaca

Consip, Romeo fa tremare Tiziano Renzi

L'imprenditore arrestato ieri nell'inchiesta sul maxi appalto: puntava alle gare per i palazzi del potere. I pm: Renzi senior si faceva promettere soldi

Alfredo Romeo (ImagoEc)

Alfredo Romeo (ImagoEc)

Firenze, 2 marzo 2017 - LA BOMBA Consip è definitivamente esplosa, deflagrata all’alba di ieri mattina. Un terremoto, su almeno due fronti: a Napoli, con l’arresto, che era nell’aria, dell’imprenditore Alfredo Romeo, accusato di corruzione, e a Firenze, con le perquisizioni al ‘facilitatore’ Carlo Russo, l’imprenditore che è indagato assieme a Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier, per il traffico di influenze illecite finalizzate a favorire in cambio di soldi, secondo le accuse dei pm romani, l’impresa dello stesso Romeo.

Consip, cos'è e come funziona

ED È PROPRIO dal mandato con cui i carabinieri e la guardia di finanza si sono presentati nella casa-ufficio di Scandicci di Russo, che si capisce, adesso, quali siano le accuse mosse a Renzi senior. Secondo i pm, Russo e il padre dell’ex premier «sfruttando relazioni esistenti con Luigi Marroni, ad di Consip, si facevano promettere indebitamente da Alfredo Romeo utilità a contenuto economico, consistenti nell’erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Marroni». L’oggetto dell’imputazione sono gli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione, a cui ambiva Romeo. Con Tiziano Renzi, Russo e Romeo, in questo filone è indagato anche il consulente del leader della Romeo Gestioni, l’ex parlamentare di An Italo Bocchino, pure lui perquisito ieri. E nel filone napoletano è indagato anche l’ex governatore della Campania, Stefano Caldoro. Renzi senior verrà ascoltato domani pomeriggio a Roma dai pm Ielo e Palazzi. Intanto, il suo legale, Federico Bagattini, fa sapere che gli addebiti «sono del tutto insussistenti, non avendo mai chiesto soldi né promesso alcuna forma di interessamento».

ALL’OMBRA dell’appaltone da 2,7 miliardi è nata un’indagine che assomiglia a un film di spie, con intercettazioni ambientali, colloqui nei boschi, ‘pizzini’ gettati nella spazzatura e nella spazzatura recuperati. E ora piomba l’ordinanza firmata dal gip romano, Gaspare Sturzo, dove, nonostante gli omissis – è in corso anche una terza indagine del filone Consip, quella che riguarda il ministro Luca Lotti e i vertici dell’Arma, per la rivelazione del segreto d’ufficio e la presunta soffiata sull’esistenza dell’inchiesta – si cristallizzano le tangenti intascate dal dirigente Consip, Marco Gasparri (100mila euro in varie cadenze mensili, il primo versamento da 5mila euro alla vigilia del Natale 2012), il ‘prototipatore’ che adesso collabora con gli investigatori, ma anche un quadro preoccupante, che contamina la cosiddetta «alta politica».

SECONDO un teorema che lo stesso Bocchino espone, inconsapevole di essere ascoltato: «Perché un politico può venire da te a a chiederti 60mila euro che ti ha chiesto omissis ma i mille pulitori sul territorio, sono mille persone che danno cinquemila euro ciascuno... sono mille persone che fanno un’assunzione ciascuno... sono mille persone che quando voti si chiamano i loro dipendenti... [..]noi c’abbiamo la doppia spiga... la scelta politica e... il prezzo che tu devi pagare per la paginata che teme omissis perché sei stato generoso quando lui non contava un c..»

«Il quadro fornito da Bocchino dovrebbe indurre a riflettere; anzi dovrebbe essere inserito tra le pagine miliari del rapporto tra cattivo politico e pessimo imprenditore», analizza il gip. Il pessimo imprenditore è adesso in carcere. Il cattivo politico potrebbe essere nascosto dagli omissis.