Lunedì 29 Aprile 2024

Curare il cancro costa troppo, un malato su 5 non ce la fa a pagare

Gli oncologi: in Italia si guarisce di più, ma il 15% degli esami è inutile

Esami clinici

Esami clinici

Chicago, 3 giugno 2017 - Le cure contro il cancro fanno importanti passi avanti, ma un malato su cinque in Italia rischia il tracollo economico, e le conseguenze si fanno sentire anche in termini di aspettativa di vita.  Si parla di progressi delle immunoterapie, ma anche di effetti della crisi e finanza tossica, al meeting dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) che ha preso il via a Chicago, presenti 30mila ricercatori da tutto il mondo.  Oltre 20 tipi di tumori sono stati curati con uno o più dei 70 nuovi trattamenti lanciati negli ultimi 6 anni, portando la spesa mondiale per il cancro a 107 miliardi di dollari nel 2015. Ed è prevista un aumento di questa cifra fra il 7,5% e il 10,5% fino a raggiungere i 150 miliardi di dollari nel 2020. A dare l’allarme, per il peso che si scarica sulle famiglie e la tenuta del Sistema sanitario, è il professor Carmine Pinto, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).    Fino a pochi anni fa, sottolinea il professor Pinto «sembrava un problema confinato agli Stati Uniti, ma oggi il dato economico interessa anche il nostro Paese. Una analisi coordinata dall’Istituto Nazionale Pascale di Napoli a cui hanno partecipato 3.760 pazienti italiani colpiti da tumore del polmone, mammella o ovaio, ha evidenziato che il 22,5% di questi presentava un rischio peggioramento, con prognosi infausta, del 20% più alta, collegata a problemi economici».  Dunque inconvenienti come la perdita del lavoro per malattia, o una badante che aiuta a seguire a domicilio un paziente non autosufficiente, incidono negativamente sui conti di casa come pure sui processi di guarigione. Due anni fa la spesa sanitaria assorbiva in Italia circa il 9% del Pil, contro il 10,4% dell’Europa occidentale e la spesa per i farmaci anticancro ammontava a 4 miliardi e 175 milioni, con un incremento del 7,1% rispetto al 2014. Lo scorso ottobre però, afferma Stefania Gori, presidente eletto degli oncologi italiani, «è stato istituito dal governo un fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi, un ottimo punto di partenza ma dobbiamo ridurre gli sprechi attraverso una migliore gestione della spesa. La soluzione consiste nelle Reti oncologiche, attive al momento solo in sei regioni».

In una parola, gli oncologi italiani vogliono razionalizzare il comparto assistenza. «Almeno il 15% degli esami, in particolare quelli radiologici e strumentali, è improprio – conclude il professor Pinto nel suo intervento ad Asco – ci sono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema circa 350 milioni di euro, mentre il peso delle sole visite di controllo è pari a 400 milioni. Nel nostro Paese sono stati registrati 365.800 nuovi casi di tumore, mille al giorno: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Queste percentuali collocano l’Italia ai primi posti in Europa per numero di guarigioni, con un sistema basato sul principio di universalità e grazie alle eccellenze ospedaliere. Tuttavia è necessario estendere le Reti, per un collegamento organico tra ospedale e territorio».  Sul versante scientifico, stanno uscendo terapie sempre più efficaci contro i tumori: «Si tratta di molecole immuno-oncologiche e di farmaci a bersaglio molecolare a cui sarà garantito l’accesso in tutte le regioni. Perché questo avvenga normalmente, però – conclude il presidente Aiom – è importante che i farmaci siano inseriti nel fondo in aderenza ai criteri di trasparenza elaborati recentemente dall’Aifa Agenzia Italiana del Farmaco».

SPECIALE ASCO 2017 CHICAGO

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