Lunedì 29 Aprile 2024

May Day

May Day, uno schiaffo al primo ministro britannico  Theresa May dalle urne delle elezioni in Gran Bretagna. I Conservatori sono primo partito, ma non hanno la maggioranza. Un boomerang per il partito che fu dela Tatcher  conservatori e per la May in particolare che ha voluto le elezioni per una scommessa rivelatasi un rischio: ottenere una maggioranza più forte a Westminster e, in questo modo, più forza per procedere sulla strada della hard Brexit, l’uscita dall’Unione europea senza se e senza ma. Scommessa persa. Lo scenario, all’indomani del voto,  è quello di un Parlamento ‘impiccato’. Theresa May, però, non molla e, incassato il risultato elettorale, ha detto che proverà a formare un governo alleandosi con gli unionisti nordirlandesi del Dup. Due le parole d’ordine usate da May dopo l’incontro con la Regina Elisabetta. Primo: avanti con la Brexit. Secondo:  solo il partito conservatore può garantire stabilità e sicurezza.

I tories hanno ottenuto 318 seggi, 10 il Dup. Insieme possono contare sulla maggioranza assoluta per soli due seggi. Non è chiaro, ancora, se vedrà la luce una vera e propria alleanza di governo, se si tratterà di un appoggio esterno magari da decidere di volta in volta. Una situazione che consegnerebbe agli unionisti una forza importante di condizionamento del governo. I due partiti, conservatore e unionisti, su molti temi non la pensano tra l’altro allo stesso modo. A cominciare dalla Brexit: gli unionisti sono fondamentalmente contrari alla Brexit e l’Irlanda del Nord nel referendum dello scorso anno, votò massicciamente per il Remain.

Il voto vede anche la forte affermazione del laburista James Corbyn – premiato dal voto dei più giovani, i cosiddetti Millennials –: affermazione probabilmente dovuta alla delusione degli elettori verso le politiche economiche e sociali del governo May. A questo si aggiungono la scomparsa da Westminster degli indipendentisti dell’Ukip e, sul fronte opposto dei pro Europa, il ridimensionamento dei nazionalisti scozzesi che non riescono a ripetere l’en plein sfiorato nelle precedenti consultazioni. Insomma, se nelle intenzioni della May il voto doveva portare chiarezza e forza allo schieramento conservatore e al governo così non è stato e il quadro politico appare quanto mai frastagliato. Theresa May tira dritto, assicura che il negoziato per la Brexit partirà come previsto tra dieci giorni, ma per lei il voto resta bruciante sconfitta personale, ne mancano le richieste di dimissioni anche all’interno del suo partito. 

Dall’altra parte del tavolo Brexit, l’Europa. Con la Germania determinata a negoziati duri e il fattore tempo che gioca contro Londra: i negoziati vanno chiusi entro due anni e più ci si avvicina alla scadenza più è difficile ottenere risultati favorevoli al Regno Unito. La stessa Europa, inoltre, deve fare ic onti con due fattori: le elezioni tedesche tra qualche mese con Angela Merkel che al momento pare trionfare sul social democratico Schultz, ed Emmanuel Macron all’Eliseo. Macron che, domenica prossima, potrebbe ottenere al primo turno delle elezioni per il Parlamento, una maggioranza forte e inaspettata e allontanare i timori di un presidente in balia delle convivenze parlamentari: i maggiori istituti di sondaggi accreditano il neo presidente attorno al 30%. En Marche potrebbe superare i 400 seggi su 577 della nuova assemblea legislativa.