Sabato 18 Maggio 2024
ANDREA MARTINI
Magazine

Cannes 2016, Ken Loach racconta i nuovi poveri

L'ottantenne regista britannico porta sulla Croisette una nuova storia di denuncia sociale

Il regista Ken Loach a Cannes tra Hayley Squires e Dave Johns (Ansa)

Il regista Ken Loach a Cannes tra Hayley Squires e Dave Johns (Ansa)

Cannes, 13 venerdì 2016 - I numeri non lasciano margini di dubbio e costringono a mettere in luce Ken Loach per il gigante che è a dispetto di qualche detrattore. Troppo in fretta ci dimentichiamo dei suoi film: sarà perché l’umanità diseredata e afflitta messa in scena ci commuove ma usciti dalla sala quel sentimento vogliamo metterlo da parte. La sua avventura sulla Croisette parla chiaro: una palma d’oro nel 2006 per Il vento accarezza l’erba, vari premi, ma soprattutto tredici presenze in concorso: un record assoluto che l’ottantenne regista inglese potrà vantare a lungo. 

Sembrava che dopo Jimmy’s Hall dovessimo rinunziare alla sua lucidità e al suo coraggio. E di conseguenza a vedere sullo schermo la società britannica più povera, in perenne conflitto con le istituzioni, ma fiera e ironica, che solo Loach chiama ancora classe operaia. Invece Io, Daniel Blake è un ennesima vicenda di offesi (come cittadini ancor prima che come esseri umani) raccontata con semplicità, senza enfasi e senza esplicita richiesta di commozione. Che pertanto arriva come logica conseguenza dell’empatia.

Protagonista è un falegname, vedovo, che dopo un attacco di cuore viene dichiarato dai medici, almeno temporaneamente, inabile al lavoro. Per le storture del sistema di protezione sociale, l’ultimo brandello del welfare una volta esemplare, è costretto a cercare lavoro, inviare cv, battere le fabbriche ancora aperte pena l’esclusione del sussidio. La burocrazia al lavoro produce effetti surreali e spinge alla disperazione il povero falegname. Siamo in una cittadina nelle terre del Midlands dove la morsa è più stringente  e le associazioni caritatevoli più frequentate. Nel corso degli inutili incontri al job center Daniel s’imbatte nella ventenne Rachel ragazza madre costretta a migrare lontano da Londra per poter ottenere l’assegnazione di un alloggio.

Vittime comuni delle aberrazioni amministrative che si muovono secondo una logica perversa che non nasconde il fine ultimo della dissuasione, Daniel, Rachel e i suoi due figli formano una cellula di resistenza in cui il reciproco aiuto sarà determinante per superare, almeno fino a quando si può, le difficoltà previste e imprevedibili. Loach nemmeno in Io, Daniel Blake usa ricatti (anche se alcune sequenze come la crisi di fame di Rachel sono quasi inutilmente dure) ma neanche schiarisce con l’humour - come era solito fare - un racconto che lascia poco spazio alla speranza.

Come sempre nei film di Loach gran parte del mirabile equilibrio è dovuto alla performance degli attori, spesso sconosciuti, sempre mirabili. Dave Johns (David) è un attore comico di provincia e Hay Ley Squires (Rachel) una giovane drammaturga e attrice londinese. Entrambi hanno l’aria di essere arrabbiati anche nella vita, fattore che certo non nuoce al film.

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