Mercoledì 24 Aprile 2024

Dal kamasutra a de Sade, Parigi capitale dell'arte erotica con tre mostre

Tre esposizioni dedicate alle fantasie amorose che hanno alimentato l'immaginazione: passando dall'India al Giappone fino all'Europa

'Il sonno' di Gustave Courbet esposta nella mostra ''Sade. Attaquer le soleil' a Parigi (Afp)

'Il sonno' di Gustave Courbet esposta nella mostra ''Sade. Attaquer le soleil' a Parigi (Afp)

Parigi, 25 dicembre 2014 -­ In Giappone il numero 'magico' era 12, come i mesi dell'anno. Nell'Europa dell'Ottocento venne fissato clandestinamente a 120. In India raggiungere l'estasi dell'amore non aveva invece niente di proibito e non si faceva economia né per la quantità delle posizioni suggerite, né per la loro rappresentazione. Sensuale o tenero, fantasioso ed erotico, spesso acrobatico e perfino grottesco, ma anche violento e dissacrante, il sesso ha tenuto banco anche nell'arte, mostrando le cose che non potevano essere viste e raccontandoci di culture coperte da veli di conformismo. Così Parigi, la 'Ville lumiere' dove il buon gusto dei palati si unisce a quello dell'architettura, dove il 'can­can' coabita da sempre con gli atelier di Montmarte, riscopre la sua passione erotica in queste feste natalizie e lo fa attraverso tre mostre diverse, tutte dedicate alla fantasie amorose che hanno alimentato l'immaginazione degli abitanti del Globo. A cominciare dall'India e da quella bibbia del desiderio che è il Kama­Sutra. La Pinacothèque di Place de la Madeleine ci fa fare un lungo viaggio tra sculture e miniature appartenute a templi indù dove la pratica dell'amore era illustrata come nelle nostre chiese i racconti del Vangelo. Nessuna reticenza nel racconto di dei che si trasformano in animali per possedere qualche bella fanciulla, la quale, a sua volta, si abbandona all'estasi del piacere. Ed è pure tutto estremamente chiaro nelle vere e proprie 'lezioni d'amore' impartite agli uomini come alle donne perché marito e moglie possano rinnovare sempre il loro piacere. E' una vera e propria scienza dell'erotismo quella scritta nel III secolo dal saggio Vatsyayana, che ha istruito generazioni di indiani sul piacere sessuale come condizione indispensabile dell'armonia tra uomo e donna, nonché terzo passo fondamentale nella strada verso la liberazione suprema dello spirito. Per questo era stato così preciso nelle sue spiegazioni, anche se le immagini in verità sono arrivate più tardi. Lascivamente abbracciati e con organi sessuali spesso spropositati, gli amanti incarnano le forze rigeneratrici della natura, con buona pace della pornografia e spesso anche della sensualità. Sono oltre 300 gli oggetti esposti nella mostra "Le Kama Sutra: spiritualité et erotisme dans l'art indien" aperta fino all'11 gennaio per scoprire se le lezioni di vita dei saggi Indù possano ancora essere valide.

Dagli antenati di Bollywood a quelli dei Manga la strada è lunga da percorrere. Anche in Giappone l'arte erotica cominciò a fare la sua apparizione molto presto, nel lontano 1600, ma quelle immagini raccolte in album che contenevano 12 posizioni amorose diverse, una per ogni mese, restarono proibite, appannaggio della clientela più prestigiosa e più agiata, appartenente a quella borghesia che così affermava una visione edonistica dell'esistenza in contrasto con la rigida morale della classe governante, quella dei Samurai. Un'altra mostra parigina, sempre organizzata dalla Pinacothèque ci propone 'L'art de l'amour au temps des geishas', esponendo molti dei capolavori proibiti dell'arte giapponese, approdati in Europa alla fine dell'Ottocento, ma rimasta fino ad oggi nelle stanze private dei collezionisti perché considerata troppo sensuale e lasciva da poter turbare la pubblica morale. Quello offerto dalle geishe era infatti il piacere fine a se stesso, senza alcun progetto filosofico, erotismo rivolto solo alla soddisfazione dei piaceri dell'uomo. Non c'è dubbio che quel mondo di delizie corporali che esce dalle stampe policrome sia l'espressione di una sensualità forte, anche se mai i protagonisti sono completamente svestiti, ma sempre avvolti nei loro kimoni dai quali affiorano di volta in volta forme e tratti di nudità, insieme a gesti e sguardi erotici. C'è poco da stupirsi allora se per secoli sono rimaste nascoste ad occhi indiscreti e che gli stessi autori in qualche occasione abbiano fatto le spese di tanta audacia. Ne sa qualcosa il povero Utamaro, apprezzato artista dell'eros, la cui fama, agli inzi dell'800, raggiunse anche la Cina. Fu così coraggioso da sfidare la censura pubblicando una serie di stampe erotiche il cui protagonista era un potente governatore vissuto un paio di secoli prima. Per punizione venne imprigionato e umiliato al punto da morire poco dopo a causa di una forte depressione.

Il mondo occidentale ci offre un altro tipo di amore, se così si può chiamare: quello violento delle '120 giornate di Sodoma', il romanzo del marchese de Sade a cui il museo d'Orsay ha dedicato la mostra 'Sade. Attaquer le soleil'. Come hanno reagito gli artisti alle leggi crudeli del desiderio raccontate in un libro maledetto in pubblico ma letto da tutti in privato? Alla ricerca del modo in cui è stato rappresentato l'irrapresentabile e mostrato l'immostrabile, uno dei musei più importanti d' Europa ci suggerisce una carrellata di opere in cui anche artisti come Delacroix, Rodin, Goya, Degas, Cezanne e Picasso diventano gli eroi della liberazione dell'immaginario sessuale, ancora prima che il surrealismo di Ernst, Masson e Man Ray riconoscesse al desiderio la possibilità di inventare le forme. "Abbiamo ripercorso la storia dell'arte attraverso Sade", spiegano gli organizzatori della mostra. "Ovviamente non è un' esposizione per tutto il pubblico perché tocca cose estremamente intime, che non possono lasciare indifferenti". Un fascino mostruoso quello di Sade, tutto incentrato nel rimettere in causa i dispositivi morali, religiosi e sociali per riaccendere il fuoco delle passioni. Uno scacco alla società in cui viveva. Ma il suo mito, due secoli dopo la sua morte, non accenna a vacillare.