Mercoledì 8 Maggio 2024

Bad bank, Padoan strappa l’intesa. Garanzia dello Stato ma niente aiuti

Trattativa fiume. Assicurazione sulle sofferenze a prezzi di mercato

Pier Carlo Padoan (Imagoeconomica)

Pier Carlo Padoan (Imagoeconomica)

BRUXELLES, 27 GENNAIO 2016 - A FATICA ma alla fine l’Italia porta a casa il via libera della Commissione europea alla proposta di meccanismo per lo smaltimento dei crediti deteriorati delle banche italiane. Al termine di una riunione di oltre cinque ore con il commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan può annunciare «il raggiungimento di un accordo su un meccanismo di incentivazione utile per accelerare l’assorbimento da parte del mercato» dei crediti in difficoltà. L’Italia proponeva a Bruxelles un sistema per alleggerire i bilanci delle banche dai crediti in sofferenza con garanzia statale; l’Antitrust comunitario intravedeva i rischi di violazione delle regole sugli aiuti di Stato. Due i punti su cui Padoan e Verstager hanno discusso: il prezzo a cui far vendere alle banche i crediti deteriorati da garantire e, sulla base di questo, la cifra che il governo poteva garantire senza contravvenire alle regole europee.

COME si sa, non ci sarà una sola Bad bank, ma «entità separate e gestite indivisualmente». L’intesa è stata trovata, fa sapere via XX settembre, sul cosiddetto «Gacs», un sistema di garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze in cui il costo della stessa (per le banche) aumenta nel corso del tempo. Un modo per incentivare lo smaltimento dei crediti malati e concentrarlo nel più breve tempo possibile. D’altra parte la Vestager, «accogliendo con favore la buona intesa raggiunta», sottolinea che «le garanzie sono prezzate a condizioni di mercato, in modo che non siano aiuto di Stato».

La lunga giornata di Padoan inizia alle 16.30 e termina dopo le 22. Un ritardo solo in parte giustificato dal breve colloquio avuto con il commissario Ue per gli Affari economici, Pierre Moscovici, che fonti di via XX settembre spiegano essere un «abituale» incontro per discutere lo stato dei conti pubblici italiani. Prende corpo l’ipotesi di una bocciatura del progetto italiano, con voci di una trattativa in alto mare o addirittura saltata. La partita delle banche, del resto, è solo una delle tante sfide dell’Italia in Europa. Il governo intende appropriarsi dell’agenda politica, con Padoan che, visitando gli eurodeputati italiani, lascia loro la consegna di rafforzare il sistema Paese in Europa. Questo vuol dire creare un canale di comunicazione diretto e costante con Roma ed essere presenti su tutti i provvedimenti legislativi, perché «le priorità del sistema Paese si individuano e si difendono nel lavoro quotidiano e tecnico sui singoli dossier». L’Italia intende cambiare registro. Sostituito l’ambasciatore presso l’Ue, ora il governo Renzi avvia un nuovo corso forte della sua posizione.

È L’ITALIA «del fare» che si sposta in Europa. Padoan ha ricordato che i progressi registrati in questi anni, con l’economia che migliora, «non è un caso». Si rivendicano i meriti del Jobs Act, l’importanza delle riforme strutturali che però – dice – «producono effetti migliori in un contesto macro-economico orientato alla crescita». È la stoccatina data ai falchi del rigore, prima della risposta data a quanti in Europa – nella fattispecie l’euroscettica britannica Jane Collins – sostengono che l’Italia stia facendo poco o niente. «L’Italia non viene a chiedere l’elemosina a nessuno».

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