Giovedì 16 Maggio 2024

Azzurri contro il patto del NazarenoBerlusconi: «Rilancio Forza Italia»

Antonella Coppari ROMA REGGERÀ il patto fra Berlusconi e Renzi dopo il rinvio a giudizio di Verdini? È quello che si chiedono in molti nel Palazzo, dove sinistra Pd e malpancisti di FI aspettano con ansia che il castello costruito sul Nazareno crolli. E si torni nemici come prima. I segnali, però, dicono che gli affari tra i due leader procedono come al solito: business as usual, per dirla all'anglosassone. C'è qualche scossa di assestamento ma nessun terremoto in vista; Verdini per primo ha informato degli sviluppi dell'inchiesta tanto il Cavaliere quanto il premier per poi proseguire nel suo lavoro che in queste ore consiste nel mettere a punto i vari aspetti della trattativa sulla legge elettorale. E Berlusconi? Anche lui va avanti come se niente fosse. MESSO DAVANTI allo specchio da Vespa, lancia dichiarazioni d'amore a Matteo, lo definisce un «grande lavoratore» e «un eccezionale comunicatore»: fa capire che, dipendesse da lui, non ci sarebbero problemi per il cammino dell'intesa siglata a gennaio, in cui oltre alle riforme costituzionali di riffa o di raffa c'entra pure l'elezione del prossimo capo dello Stato «perché i voti di Forza Italia sono indispensabili». Tutto a posto? No: la realtà, come al solito, è più complessa. Le sviolinate del Cavaliere, che mira ad una revisione della legge Severino che lo liberi dal giogo dell'incandidabilità, lasciano perplesso più d'un azzurro. L'idea di accompagnare in porto una riforma elettorale con un premio alla lista su cui Silvio sarebbe pronto a chiudere non va giù a parecchi parlamentari (a cominciare da Fitto) che promettono battaglia, pronti a un ostruzionismo tale da far slittare il più possibile l'approvazione della riforma. Ecco perché il numero due del Pd, Guerini, lancia un ultimatum («Fi si decida o trattiamo con altri») assai poco gradito dai forzisti. «Consenso alla riforma non significa condiscenza», tuona la Carfagna avanzando il sospetto che il Rottamatore voglia andare al voto in primavera. DI CERTO, Matteo punta ad ottenere la disponibilità di Forza Italia per il premio alla lista non solo alla Camera ma pure per il Senato in modo da essere pronto ad ogni evenienza. Di questo parlerà nell'incontro con il Cavaliere che teme l'apertura del Pd a M5S potrebbe avvenire in settimana, sempre che si sciolga la questione della Consulta con la nomina dei due nuovi giudici. Già: la telenovela dei candidati scelti dai leader e impallinati in Parlamento dimostra che senza l'appoggio delle truppe non si va da nessuna parte. Ecco perché Palazzo Chigi gioca su più tavoli: oltre a Verdini, lavora di sponda con Romani, il capogruppo del Senato. Per serrare le fila del partito, anche Berlusconi scende in campo: «Non sanno di che pasta sono fatto». Promette la riscossa, riunisce coordinatori provinciali e parlamentari forzisti giovedì per rilanciare una Forza Italia che piazza all'opposizione sull'economia, quindi annuncia una grande manifestazione contro la legge di stabilità e le tasse sugli immobili che si svolgerà «probabilmente il 29 novembre a Milano», specifica la Gelmini.