Trento, 11 maggio 2015 - Due cuccioli di orsi di pochi mesi e una orsa adulta, la loro madre, sono stati trovati morti ieri in val di Tovel. La causa è con ogni probabilità l'aggressione di un maschio adulto. Durante la stagione degli amori (maggio giugno), non è infrequente che i maschi attacchino i cuccioli per eliminarli ed ottenere così la possibilità di accoppiarsi con la femmina, che può ritornare in calore in tempi assai rapidi. In questo caso l'orsa è probabilmente deceduta proprio nello scontro avuto con il maschio per la difesa dei propri cuccioli.
I referenti del Servizio Foreste e Fauna si sono confrontati sempre ieri con i colleghi sloveni, croati e scandinavi, che hanno confermato l'ipotesi dell'aggressione da parte di un maschio. La segnalazione del ritrovamento dei resti dei due cuccioli è arrivata ieri al personale del Corpo forestale, da parte di un cacciatore di Tuenno. Due operatori si sono quindi recati sul posto con i propri cani da orso. Seguendo una traccia olfattiva i cani hanno ritrovato prima il corpo dell'orsa e quindi quelli dei due cuccioli.
La carcassa dell'orsa era completamente coperta con muschio e terra, con modalità dunque assai tipiche del comportamento dell'orso, quando intende nascondere le carcasse a possibili altri carnivori interessati al consumo. I due cani hanno cominciato a segnalare in quel momento anche la presenza di un altro orso, in attività, presenza chiaramente avvertita anche dai due operatori, sia osservando il comportamento dei cani, sia udendo i rumori che provenivano dalla macchia, in quell'area particolarmente fitta ed impervia. I cani hanno quindi seguito un'altra traccia olfattiva, raggiungendo in breve i corpi dei cuccioli, a circa 150 metri dalla madre. I resti dei due orsetti e dell'orsa, che presentavano i tipici segni di un'aggressione, sono stati recuperati dagli operatori.
L' Ente Nazionale Protezione Animali chiede sia fatta assoluta chiarezza sulle cause della morte degli orsi in Trentino, coinvolgendo veterinari forensi e l'istituto zooprofilattico. «Anche se potrebbe trattarsi di un fatto naturale è paradossale che ad accorgersi dei resti sia stato un cacciatore e che tale scoperta sia stata del tutto casuale. È forse questo il modo in cui la Provincia intende monitorare gli orsi?», commenta Andrea Brutti dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa.
«Bisogna assolutamente fare chiarezza su questa triste e dolorosa vicenda che ci lascia sgomenti, ma è ancora più necessario lavorare per tutelare seriamente i plantigradi, con una attività di serio e costante monitoraggio. Gli orsi sono rappresentano un patrimonio per la biodiversità non del solo Trentino ma dell'intero Paese e, piaccia o meno, la loro presenza, deve essere tutelata in base alla legge».
«Non è accettabile – conclude Brutti – che nei suoi report la stessa Provincia non sia in grado di stabilire con precisione quanti orsi vivono oggi in Trentino, classificando come dispersi alcuni esemplari di cui si è persa ogni traccia. Basta con le approssimazioni e con le campagne diffamatorie, vero e proprio terrorismo psicologico, promosse da sindaci, cittadini e politici per ottenere facili consensi. Sulla pelle degli animali».
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