Sabato 4 Maggio 2024

Elefanti a catena corta: la Cassazione conferma la condanna al circo

La Lav, che aveva denunciato la struttura nel 2012, è tornata a chiedere la revoca dei finanziamenti pubblici per le strutture che utilizzano esseri senzienti

Elefante di un circo in una foto di repertorio (AFP)

Elefante di un circo in una foto di repertorio (AFP)

Roma, 4 marzo 2016 - La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza del Tribunale di Milano che il 22 dicembre 2014 ha condannato Livio Togni, titolare del Circo Darix Togni a 1.800 euro di ammenda (ai sensi dell’articolo 727 del Codice penale) per aver detenuto in condizioni incompatibili con la loro natura e le loro caratteristiche etologiche due elefanti, tenuti legati in modo continuativo a catene corte.   

La LAV aveva denunciato il circo nel 2012 (e continuato a sostenere la denuncia opponendosi all’archiviazione del caso) a seguito del servizio di Striscia la Notizia che mostrava gli animali tenuti continuativamente a catena. Nel servizio uno dei circensi intervistati tentava una giustificazione affermando “noi pensavamo che era giusto così, […] - Noi pensavamo di aver fatto bene sai, siamo … è una vita che facciamo questo […]”.   “Una pronuncia importantissima, quella della Suprema Corte, che conferma ancora una volta come detenere un animale a catena sia incompatibile con la sua natura, a prescindere dalla condizione di cattività – commenta la LAV – e conferma anche, laddove ce ne fosse bisogno, che la vita degli animali dei circhi è sofferenza”.  

Una posizione in tal senso è stata espressa nell’agosto 2015 dalla FVE (Federazione dei Veterinari Europei) che ha affermato: “l’uso di mammiferi esotici, specialmente elefanti e grandi felini (leoni e tigri), nei circhi riflette una visione tradizionale, ma obsoleta, degli animali selvatici. Questi animali hanno lo stesso patrimonio genetico dei loro simili che vivono in natura, e mantengono perciò gli stessi comportamenti istintivi e bisogni naturali” che “non possono essere soddisfatti in un circo itinerante; soprattutto in termini di alloggi e di rispetto alla possibilità di esprimere comportamenti normali”.  

I circhi italiani utilizzano decine di elefanti, praticamente tutti prelevanti in natura. Animali appartenenti a specie a rischio di estinzione che in Italia, grazie ad una legge del 1968, sono sfruttati per intrattenimenti anacronistici a fini ludici, spesso con un supporto di un finanziamento pubblico al mondo dei circhi che può arrivare a 3 milioni di euro all’ anno.   “Il Governo e il Parlamento italiano devono prendere atto delle evidenze scientifiche – prosegue la LAV – e dell’accresciuta sensibilità degli italiani, il 71,4% dei quali, secondo il Rapporto EURISPES del 2016, è contrario ai circhi con animali”.  

La LAV chiede che venga data immediata esecuzione ai dettami del Parlamento che, già nel 2013, richiedeva la revoca del finanziamenti pubblici ai circhi con animali (a partire dal 2018) a favore del circo Contemporaneo senza animali; l’Associazione animalista inoltre sollecita l’apertura della discussione in Parlamento delle proposte legislative, già pendenti da più di un decennio, sulla indispensabile riconversione dei circhi in spettacoli rigorosamente senza animali. La LAV ringrazia l’avvocato Raffaella Sili, del Foro di Roma, per l’assistenza fornita. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]