Lunedì 29 Aprile 2024

Balene arenate in massa e a Tokyo dilaga la paura del terremoto

Nel 2011 ci fu un episodio analogo prima del sisma devastante che provocò 19.000 morti. Il senso di colpa nipponico per la caccia a questi meravigliosi animali che la comunità internazionale non riesce a fermare

Balena in una foto Ansa

Balena in una foto Ansa

Roma, 13 aprile 2015 - E' una paura irrazionale che non ha presupposti e fondamenti scientifici. Ma, forse proprio per questo, è ancora più sottile e penetrante. Ad amplificarla, in Giappone, ci pensa il web. Tutto nasce dal ritrovamento, venerdì scorso, di 150 balene dalla testa a melone spiaggiate. E il fatto è stato messo in relazione con un episodio analogo che si verificò, nel 2011, alla vigilia del catastrofico sisma di quell'anno. Proprio alla vigilia del terremoto sottomarino, che fu seguito da uno tsunami e provocò 19mila vittime, si arenarono una cinquantina di balene dello stesso tipo su una spiaggia nipponica.

Gli scienziati non mettono in evidenza correlazioni scientifiche tra i fatti del 2011 e tantomeno ritengono che il ritrovamento attuale possa essere spiegato con un'anticipazione delle scosse che gli animali avrebbero avvertito. Ma la paura resta e, anzi, si amplifica attraverso Internet. A complicare le cose ci sono alcune circostanze ritenute indicative: i cetacei sono stati trovati spiaggiati su due spiagge della costa che si affacciano sul Pacifico e, al momento, non c'è una spiegazione plausibile della loro morte. Non appaiono, sugli animali, segni evidenti di malattia. In più i catastrofisti ricordano che il terremoto del 2011 non è stato l'unico ad essere preceduto da un episodio di balene arenate. Nel 2011, due giorni prima del terremoto a Christchuch, in Nuova Zelanda, su una spiaggia del Paese si arenarono piu' di 100 balene pilota. 

Non va inoltre sottovalutato un certo senso di colpa da parte dei giapponesi nei confronti delle balene che si continuano a cacciare nonostante i divieti internazionali. E' di queste ore, infatti, la nuova bocciatura internazionale del programma giapponese di caccia. Un programma che Tokyo cerca di far passare come motivato da scopi scientifici. Ma gli esperti della Commissione internazionale per la caccia alle balene (Iwc) ritengono che si tratti di un piano non valido. Il programma, hanno stabilito, non dimostra la necessità di uccidere i cetacei. 

E' una questione molto delicata che viene da lontano. L'anno scorso la Corte internazionale di giustizia dell'Aja aveva stabilito che la caccia giapponese alle balene nell'Oceano antartico dovesse cessare. Tokyo cancellò quindi la gran parte delle sue missioni per la stagione 2014/2015 e propose un programma ridotto all'Iwc.  Ora la Commissione ha bocciato il nuovo programma che manca di motivazioni sufficienti all'uccisione degli animali sempre più rari. Da parte sua il Giappone sostiene che la maggior parte delle balene non sia in pericolo di estinzione e che mangiare la carne dei cetacei sia parte della cultura culinaria del Paese. In contemporanea il Giappone non si ferma e prosegue con un altro programma di caccia alle balene concentrato nell'Oceano pacifico settentrionale. In questo caso la sentenza del tribunale internazionale non ha avuto effetto. Adesso lo spiaggiamento evoca scenari sinistri. Un annuncio di sisma catastrofico che le balene, consapevoli delle abitudini venatorie dei giapponesi, hanno voluto dare a Tokyo? La vendetta dei cetacei, in qualche modo. Lorenzo Gallitto Per contatti con la nostra redazione: [email protected]