Venerdì 17 Maggio 2024
ANDREA MARTINI
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Alain Delon, 80 anni di bellezza e appeal

Per suoi ottant’anni ci piace ricordarlo come è stato: il prototipo di giovane deciso, duro al punto d’essere in guerra con i padri e poco in pace con se stessO

Con Romy Schneider ne 'La piscina' (Ansa)

Con Romy Schneider ne 'La piscina' (Ansa)

Per l’ avvenenza del corpo e la perfezione dei tratti  sarebbe stato l’ideale modello per la pittura rinascimentale . Invece è stato la prima star maschile del cinema moderno della vecchia Europa, capace di contrastare gli idoli hollywoodiani: bellezza assoluta, in grado di coniugare colori mediterranei e nordici, magnetismo naturale frutto di un mix di istintivo appeal e di avveduta consapevolezza.

Alain Delon non sarà mai vecchio. L’immaginario collettivo lo ha trasformato in icona e lo ha sottratto allo scorrere del tempo. Per tutti Delon è la faccia d’angelo capace di nascondere appena quell’accenno di perversione che fu ingrediente non secondario del suo innegabile fascino. E’ il bello che ha illuminato in ugual misura il cinema francese e quello italiano, che ha fatto innamorare mille donne ma anche qualche uomo, a cominciare da Luchino Visconti che prima con Rocco (Rocco e i suoi fratelli, 1960) e poi con Tancredi (Il gattopardo 1863) gli cucì addosso ruoli di bello e buono che non gli saranno quasi mai più offerti. A vantaggio di parti di avvenente canaglia che col passare del tempo gli si addissero di più.

La cronaca è ben più amara; i suoi ottant’anni oggi non sono più lieti di quelli di molti anonimi coetanei, a parte la villa svizzera, ultimo rifugio, e la compagnia di cani di razza. Molta acredine, molti rimpianti e qualche acciacco di troppo. E persino qualche tentativo di uscire dall’abbandono mediatico attraverso  la conclamata adesione alla famiglia dei lepenisti (prima il padre e poi la figlia Le Pen han goduto del suo appoggio) che condivide con l’omologa Brigitte Bardot.

 Figlio di un gestore di un piccolo cinema degli Hauts de Seine, affidato dopo il divorzio dei genitori e molte peripezie a un pensionato cattolico appena l’età glielo permette, entra in Marina e finisce in Indocina. Ma a formarlo, più che gli anni da militare, saranno quelli delle strade poco raccomandabili delle Halles dove come è noto godette della protezione di noti gigolos. Fu naturalmente una donna a salvarlo. Si ritrovò nel lusso di Saint-Germain-des-Prés dove incontrò un generoso Jean-Claude Brialy deciso a portarlo a Cannes. Da anonimo della Croisette a giovane star il passo non fu lungo: registi come Marc Allégret,e compagne di set come Mylène Demongeot e Romy Schneider  gli aprirono la porta principale del cinema francese.

Era il tempo in cui tra gli attori dominava l’ormai corpulento Jean Gabin e l’ingresso di Delon portò a termine una rivoluzione estetica parallela a quella di Brigitte Bardot. Insomma volti nuovi per la nuova quinta Repubblica di De Gaulle. Potevano le platee resistere a un duo spavaldo, che della propria bellezza facevano una bandiera, un modo di essere e di pensare che di lì a poco sarebbe divenuto patrimonio comune della modernità?

Gli anni sessanta consacrarono Delon. Mascalzone ma non troppo; capace d’essere delicato e imperturbabile; solare (con Visconti), crepuscolare con Antonioni (L’eclisse,1962), ladro e assassino con molti altri.  Di lì a poco, dopo aver rifiutato Hollywood, divenne il re del noir e del giallo made in France,  da Borsalino (Deray) a Faccia d’angelo (Melville) passando da Zorro di Tessari a Mr. Klein  di Losey.  Poco importa una lista lunga più di centotrenta set, interessa invece ricordare di quelle interpretazioni  la generosità e l’alterigia, la durezza e la malinconia.

Negli anni Delon è stato imprenditore nel campo della boxe  e dei cavalli, collezionista d’arte, dimostrando un’attrazione per la vita similmalavitosa fin troppo eccessiva (qualcuno lo ricorderà anche coinvolto nella morte di un suo guardiaspalle) ed ha avuto l’ardire di affrontare altre muse al di là del cinema calcando dignitosamente i palcoscenici del teatro e incidendo qualche disco.  Per suoi ottant’anni  ci piace però ricordarlo come è stato: il prototipo di giovane deciso, duro al punto d’essere  in guerra con i padri e poco in pace con se stesso. Capace di dire no alle donne più belle e innamorate, forse in forza di un solo narcisistico amore. Un mito a cui persino Madonna rese omaggio anche con le note di una dolcissima rockmelodia. Era lui il Beautiful killer dell’omonima canzone.