Martedì 30 Aprile 2024

Una Milano-Sanremo di stelle: Ganna c’è

La prima classica monumento della stagione con Pogacar grande favorito, ma il finale è sempre un rebus. Pippo ha tutto per l’impresa

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di Angelo Costa

"E’ una corsa che mi piace molto, anche se forse è la più difficile da vincere", fa sapere Tadej Pogacar, tra i più gettonati per la vittoria. Dice bene il fenomeno sloveno perché la Milano-Sanremo, prima gara monumentale della stagione della bici (diretta integrale Rai e Eurosport dalle 9,50), si lega a un solo nome quando finisce e non alla vigilia: oltre che bella, è la classica più imprevedibile e democratica, aperta com’è a ogni tipo di corteggiatore. Dagli specialisti delle corse a tappe ai cacciatori di classiche, dai velocisti a chi va forte a cronometro, tutti hanno una chance: capita solo qui.

In pole c’è Pogacar, uno che di voler vincere lo dice prima, poi prova sempre a farlo: è il motivo per cui vederlo correre è uno spettacolo. Quinto un anno fa alla prima apparizione fra la Padania e la Riviera ligure, si ripresenta con un biglietto da visita pesante: in due mesi ha vinto nove volte correndo tredici giorni in tutto. Del tracciato di 294 chilometri, che per la prima volta inizierà a Abbiategrasso, conosce tutto, in particolare il tradizionale finale, con i tre capi (Mele, Cervo e Berta) prima dei decisivi strappi della Cipressa e del Poggio: venendo ad allenarsi su queste colline dalla vicina Montecarlo, dove tiene casa, il bimbo sloveno ha immaginato spesso come poter cucinare i rivali. Occhio: passare dalla fantasia alla realtà per uno come lui è un attimo.

A spegnere i sogni di chi vorrebbe vincere tutte le corse a cui partecipa, e spesso ci riesce pure, sono in parecchi. Due abitano già nell’albo d’oro della Classicissima: il belga Van Aert, apparso in forma extralusso alla Tirreno-Adriatico dove si è esibito come aiutante, e il francese Alaphilippe, tornato ai livelli migliori dopo un anno passato più nelle corsie d’ospedale che alle corse. Poi ci sono l’olandese Van der Poel, altro fuoriclasse che un anno fa aprì la sua stagione finendo direttamente sul podio, e l’ex iridato danese Pedersen, anche se questa è la grande classica che lo stimola meno di tutte. Infine l’eritreo Girmay, velocisti come il tasmaniano Ewan e il belga Philipsen e l’ultimo vincitore, lo sloveno Mohoric, ottimo esempio di come nella città del Casinò il ciclismo possa rivelarsi una roulette.

Evitare un podio tutto straniero come nelle ultime quattro edizioni è la missione della prima Italia del dopo Nibali, ultimo dei nostri a esultare sul traguardo cinque anni fa. Speranze quasi interamente concentrate su Pippo Ganna, che a 26 anni prova a dimostrare di non esser soltanto campione da sfide contro il tempo. "Questa è una classica che ti cambia la vita", è il pensiero del missile azzurro, per la prima volta al via con l’idea di far corsa per vincere e non per aiutare. Non avrà al fianco Pidcock, caduto alla Tirreno-Adriatico e per questo passato da favorito a grande assente. E’ in buona compagnia: non ci sono nemmeno le star del prossimo Giro, lo sloveno Roglic, fresco dominatore fra i due mari, e il fenomenale belga Evenepoel, senza il quale non sarà possibile avere un vincitore in maglia iridata, come succede da quarant’anni esatti (Saronni, nel 1983, l’ultimo a riuscirci).

In tema di iridati: è l’ultima Classicissima di Peter Sagan, che in dodici partecipazioni ha chiuso otto volte nei primi sei, senza mai far centro. ‘Dovessi riuscirci stavolta, mi ritiro subito’, scherza il Peter Pan slovacco, 33 anni, che meglio di chiunque altro può raccontare come la Sanremo sia la classica più facile e, al tempo stesso, la più difficile da vincere.