Lunedì 29 Aprile 2024

Trionfo Guerreiro, il Giro parla portoghese

Corsa gelata a Roccaraso: Almeida è ancora leader, l’amico e connazionale vince di forza. Nibali non attacca, scintille con Fuglsang

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di Angelo Costa

Brividi al Giro, ma solo per il freddo: corsa gelata, corsa congelata, con i big che aspettano lo strappo finale, mezzo chilometro appena, per farsi i dispetti. Niente di più su un diario di bordo che prometteva di esser ben più ricco, trattandosi di un mezzo tappone, per quanto in Appennino. Poteva essere una buona chance per guadagnar terreno, vista l’incertezza che regna sul futuro della corsa: se la terza settimana mancheranno le occasioni, meglio sfruttare quelle che ci sono adesso. Come non detto.

A uscirne meglio di tutti è Joao Almeida, che sulla rampa dell’Aremogna butta via qualche spicciolo di tempo, non la sua maglia di leader: se gli avversari aspettano ad infastidirlo, c’è il rischio che il bimbo in rosa arrivi a giocarsi le sue carte con maggior fiducia. Che per lui tiri una buona aria lo dice anche la tappa, conquistata di forza dal connazionale e amico Ruben Guerreiro, che non vinceva da quando aveva indossato la maglia di campione nazionale, tre anni fa. Per un giorno diventa il Giro dei portoghesi, ma qui di imbucato non c’è proprio nessuno: né Guerreiro, che stende Castroviejo dopo aver seminato altri sei compagni di una fuga di oltre 150 chilometri, e tantomeno Almeida, che giorno dopo giorno guadagna in sicurezza.

Di quelli che avrebbero potuto portarsi avanti col lavoro, il più atteso era Vincenzo Nibali. Fedele al clichè, lo Squalo mette la guardia scelta davanti a una trentina di chilometri dal traguardo: sembra l’annuncio di un attacco che però non arriva. Da lì in poi, il siculo si accuccia nel gruppo nobile della corsa ad osservare gli eventi, in attesa di un arrivo troppo esplosivo per non rimetterci qualcosa: lima qualche secondo ad Almeida, perde dagli altri rivali, ma sempre di briciole si tratta. Non è un segnale di difficoltà, perché sono altre le salite su cui va misurato Nibali, anche se c’è da chiedersi quante gliene resteranno fra Stelvio, Colle dell’Agnello e Izoard se il meteo, come sembra, deciderà di incattivirsi.

Cosa possa fare il clima di ottobre lo spiega bene la seconda domenica di corsa: in meno di 24 ore, il termometro precipita di almeno venti gradi, scendendo a quota cinque. E’ una bella botta per il fisico e benvenga oggi il primo giorno di riposo: in futuro, potrebbero essercene altre, senza possibilità di recuperare così a lungo. Di botte continuano a volarne fra Fuglsang e Nibali: al danese che lo aveva stuzzicato ("E’ invidioso: sono stato suo gregario, da due anni vado più forte e non lo digerisce"), lo Squalo replica in modo soft ("Siamo amici di famiglia: i giornalisti ci hanno messo peperoncino, sono polemiche inutili"). C’è chi parla di smentita, ma in realtà il danese non smentisce nulla, né si smentisce: a Roccaraso ruba 14 secondi all’ex capitano. Meglio di tutti fa Kelderman, uno da tener d’occhio: non per i secondi che guadagna, ma per come corre e per la squadra che ha accanto. Vale anche per Almeida, che chiude tremando: non per i rischi corsi, ma per la temperatura.

Dal Giro alle classiche. Gand-Wevelgem a Mads Pedersen, che batte Senechal e i nostri Trentin e Bettiol. L’ex iridato, Mark Cavendish, annuncia l’intenzione di chiuder la carriera a 35 anni. Parigi-Tours a un altro Pedersen, Casper.