Mercoledì 1 Maggio 2024

Regina Sofia, una Coppa con vista sul futuro

La Goggia vince il trofeo per la quarta volta e sposta i traguardi: "Punto a Milano-Cortina e al 2027. Peccato per i mondiali, non ero io"

di Gianmario Bonzi

"Un dominio totale: otto discese di Coppa disputate, cinque vittorie, un’uscita a Cortina e il peggior risultato è il secondo posto, ottenuto due volte. C’è da leccarsi i baffi".

Parole e musica di Sofia Goggia, 30 anni, bergamasca della Val d’Astino, seconda ieri nella penultima discesa libera della stagione, disputata sulla pista maschile di Kvitfjell, in Norvegia, risultato più che sufficiente per certificare la conquista della quarta coppa di specialità in carriera, impresa mai riuscita finora a nessuna italiana (Brignone potrebbe imitarla se dovesse centrare la sfera di cristallo in superG, oggi si gareggia ancora, alle 10.30). Quattro coppe in discesa, come Figini e Seizinger, e tre consecutive, come solo Proell, Figini, Seizinger e Vonn. Sì, Sofia è tra le più grandi di sempre nella specialità.

E pazienza per quella medaglia iridata in libera che ancora manca al suo palmares: "Quel giorno a Meribel non si è vista la vera Sofia. Ho costruito la settimana iridata dopo un periodo tremendo, partendo da sotto zero: poche gare, tre "cartelle" subite, dubbi di qua e di là perché in quanto essere umano anch’io posso dubitare di me stessa. In più la notizia di Elena che ci ha sconvolto. Semplicemente il giorno della gara nel Mondiale non sono riuscita a esprimere me stessa, al massimo. Ma senza scuse, non c’entra la tragedia di Elena, il nostro lavoro è quello di saper rendere indipendente da quanto rumore ci sia attorno a noi. Semplicemente, non sono riuscita a tirare fuori la migliore Sofia Goggia. Lo sport è questo. Ho toppato e basta, mi rifarò".

Sofia ha preso tanto da Vonn. Anche la sua capacità innata di leggere le linee: "Io conosco una ragazza cresciuta a Foppolo che ha battuto anche Lindsey, la più vincente di sempre fino a poco tempo fa. Ma nonostante stia dominando, non sarò certo imbattibile per sempre. Citando "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij, che ho appena finito di leggere, posso dire che "ogni tanto anche le uova hanno qualcosa da insegnare alle galline". La superiorità nella disciplina sta nella comprensione innata di alcune linee, di alcune letture della pendenza del terreno, sta in alcune visioni che uniscono l’oggettività della pista alla soggettività dello sciatore che vivo io. Credo che sia questo a darmi sempre qualcosa in più. Tante ragazze fanno la discesa, ma forse non capiscono che cosa sia veramente. Io penso di riuscire a studiare e veder bene la pista e avere un livello di comprensione molto alto".

E le altre discipline non saranno abbandonate, anzi: "Ho intrapreso un percorso tecnico che ha dato subito molti frutti. Ma la frattura alla mano ha influito su questa costanza di rendimento, anche nel lavoro. Non sono riuscita a continuare con il percorso iniziato nella prima parte di stagione. So che posso essere anche una grande supergigantista. Nella mia carriera ho sciato pochissimo per via dei tanti infortuni. Continueremo a martellare. Adesso farò gli ultimi giganti che mancano per finire la stagione".

Sul futuro Goggia ha le idee chiare: "Sanremo? Chi non vorrebbe andarci? Aspetto l’invito. E vorrei gareggiare fino a Milano-Cortina 2026 e anzi disputare anche i Mondiali di Crans Montana 2027".