Martedì 30 Aprile 2024

Inzaghi a picco, l’Udinese a ritmo scudetto

Inter brutta e nervosa, il tecnico sotto osservazione del club. I friulani alla quinta vittoria di fila possono sognare a occhi aperti

di Mattia Todisco

Brutta, nervosa, sconfitta. Dalla Dacia Arena di Udine esce un’Inter che si dimostra ancora immersa nella crisi di risultati inaugurata dalla caduta contro la Lazio, proseguita nel derby contro il Milan, nell’incrocio di Champions contro il Bayern e ora in Friuli. Nello scorso campionato la terza partita persa, come ha ricordato ieri Simone Inzaghi, era arrivata dopo trenta gare. Privati di Perisic sul mercato, di Lukaku e Calhanoglu temporaneamente per ragioni fisiche, i vice campioni d’Italia battuti 3-1 dai bianconeri sono molto lontani dal mostrare una condizione generale accettabile e pagano scelte del tecnico che a posteriori non stanno dando i frutti sperati. L’Udinese, al quinto successo di fila, va presto sotto per un calcio di punizione di Barella e proprio questo è uno dei maggiori motivi di rammarico di Inzaghi. "Per la terza volta di fila in trasferta siamo andati avanti e poi abbiamo subito tre gol - commenta l’allenatore interista dopo il triplice fischio - Commettiamo troppi errori. Io sono l’allenatore e quindi la responsabilità è mia. Eppure questa è grosso modo la stessa squadra che lo scorso anno non ha subito reti per otto partite di fila". A Inzaghi non basta nemmeno confermare il positivo Acerbi visto in Champions League al centro della difesa. Ai suoi lati, infatti, sia Skriniar che Bastoni inanellano imprecisioni, mentre De Vrij fa anche peggio: entrato nel finale, l’olandese ha grosse responsabilità sul 2-1 dei friulani. La sconfitta, però, nasce molto prima. Già alla mezz’ora Inzaghi toglie dal campo sia lo stesso Bastoni che Mkhitaryan, entrambi ammoniti e in ombra. Il difensore reagisce uscendo e prendendo a calci la panchina. "Comprensibile - prova a spiegare l’allenatore - ma stavamo perdendo tutti i duelli, erano ammoniti e hanno pagato loro". I sostituti Dimarco e Gagliardini danno più equilibrio all’Inter (nel frattempo raggiunta sull’1-1 da una punizione di Pereyra deviata da Skriniar) ma non garantiscono il cambio di passo nella manovra offensiva. Silvestri si salva su un gran tiro di Darmian, Gagliardini sciupa una buona opportunità ma quando Deulofeu colpisce il palo e suona la sveglia per i suoi la contesa diventa un monologo di occasioni a favore dei padroni di casa su cui Handanovic si salva a fatica fino a pochi minuti dalla fine. All’ennesimo errore tra impostazioni imprecise e chiusure difettose l’Inter viene punita prima da un’inzuccata di Bijol e poi da quella di Arslan quando i nerazzurri sono tutti in avanti alla ricerca di un disperato pari. La sosta consentirà a Inzaghi di riflettere ma non di poter lavorare con la maggior parte dei suoi giocatori, che verranno convocati dai rispettivi ct. Sperando di recuperare sia Lukaku che Calhanoglu, l’allenatore deve però dare una sterzata ad una stagione cominciata malissimo, per evitare che la fiducia della dirigenza e della proprietà non scemi fino a metterne a rischio la panchina.